Firenze, 9 ottobre 2011 - NON È MAI stato un uomo modesto, Michele Santoro, e anche in questi giorni sta dimostrando quale alta considerazione abbia di sé. Uscito dalla Rai, ha deciso di produrre una trasmissione in proprio chiamata “Comizi d’amore”, spiegando con quale stato d’animo si accinga alla nuova avventura: “Mi sento come quel tunisino che ha innescato la rivolta nel Maghreb: vendeva frutta e verdura al mercato e, visto che lo Stato metteva tasse e gabelle insostenibili, si è dato fuoco”. Ora, diciamola tutta: ci vuole un bel coraggio a paragonarsi a chi è stato spinto a un gesto così estremo e in situazioni ben più drammatiche delle nostre. Ma a Santoro il coraggio (o la spudoratezza, fate voi) non fa difetto: alle spalle ha grandi ascolti e grandi guadagni, che hanno ulteriormente gonfiato un ego già ipertrofico. E ora il nostro fa appello agli ascoltatori perché finanzino i suoi nuovi “Comizi”: dieci euro a testa da donare su un conto chiamato non a caso “Servizio pubblico”, per consentire all’uomo cacciato dal portone della tivù di Stato di rientrare dalla finestra delle emittenti locali sparse in tutt’Italia. Legittimo, ci mancherebbe. Ma, con tutto il rispetto per tele-Santoro, nel caso in cui decidessimo di sacrificare una banconota da dieci, vorrei suggerire destinazioni più degne per impiegarla.

 

Per esempio: perché non ci facciamo carico, noi cittadini, dello stato pietoso in cui versano i mezzi delle nostre forze di polizia? Sul giornale di ieri abbiamo documentato una situazione a dir poco scandalosa: al carcere di Sollicciano, Firenze, mancano i soldi persino per acquistare la benzina con cui far marciare le auto che accompagnano i detenuti alle udienze in tribunale. Risultato: spesso autentici delinquenti vengono scarcerati per decorrenza dei termini, mentre le stesse Volanti la notte rimangono ferme, sospendendo il solito pattugliamento delle città, perché completamente a secco di carburante. Un magistrato di Arezzo ha dovuto pagarsi il pieno per andare a convalidare l’arresto di tre rapinatori e di un pedopornografo. Potrei continuare a lungo con gli esempi, ma preferisco passare a una domanda: possiamo continuare così? Possiamo lasciare le nostre città e i nostri paesi in mano a malavitosi, a cui non mancano nè i quattrini per il carburante né le auto moderne e veloci. No che non possiamo.

 

E ALLORA, tramite La Nazione, raccogliamoli noi i soldi per mettere giudici e poliziotti in condizioni di lavorare, apriamo un conto corrente chiamato ’Povera giustizia ’ e contribuiamo secondo le possibilità di ciascuno. So già che molti di voi non saranno d’accordo: già paghiamo tante tasse, perché non li trova chi ci governa i soldi per le forze dell’ordine? E chi ci garantirà che le somme raccolte non finiscano dirottate altrove? Obiezioni legittime, ma io insisto: la Polizia così non si può lasciare. Aspetto il vostro parere (potete scrivermi alla mail in calce a questo articolo), poi apro il conto e passo all’azione. Versando io per primo, naturalmente.

 

P.S. Come non accennare al terribile episodio della giovane americana investita e uccisa da un pirata della strada, rivelatosi poi un rispettabilissimo imprenditore di Incisa Valdarno? Molti di noi si sono chiesti: poteva capitare anche a me? Può bastare un attimo per capovolgere una vita perbene? Ce lo dicano i magistrati, se davvero è possibile che un uomo non si accorga di travolgere e ammazzare un altro essere umano.
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