Perugia, 17 giugno 2011 - AZIONARIATO popolare. Cooperative di privati cittadini che, insieme ai Comuni, entrino direttamente nella gestione del servizio idrico. La Coop Centro Italia, (come hanno fatto Unicoop Firenze e Unicoop Tirreno) non si è nascosta dietro un dito sui referendum per l’acqua pubblica. E ha sostenuto apertamente i due «sì» per «cancellare» la privatizzazione del servizio. All’indomani dei risultati si fa adesso promotrice di un’idea che in Umbria e in Italia in generale, comincia a circolare con insistenza: quella di cooperative di utenti che insieme all’ente pubblico si occupino di manutenzione e investimenti.

 

UNA SFIDA che il presidente di Coop Centro Italia raccoglie senza alcun dubbio. «La prospettiva è semplice — spiega il presidente Giorgio Raggi — è quella, in sostanza, contenuta nell’articolo 43 della Costituzione che vorrei citare: a fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale. A mio avviso — continua — cooperative di comunità o di utenti, sarebbero in grado di gestire il ciclo dell’acqua assicurando efficienza, durata, sviluppo, equilibrio economico e assenza di profitto.

 

E’ chiaro e legittimo che la presenza del privato nelle società miste che esistono attualmente, comporti l’esistenza di un profitto. Ma su un bene essenziale, pubblico e limitato come sta diventando l’acqua, la logica del guadagno non è necessaria, è un obbrobrio direi». L’idea è dunque quella di rendere protagonisti i cittadini-utenti. «Abbiamo 490mila soci — continua Raggi —: siamo pronti a offrire il know-how, le capacità organizzative acquisite negli anni. In questo modo si avrebbe una governance democratica: il socio-utente dovrebbe essere per forza ascoltato, è lui a controllare che il servizio funzioni. E noi possiamo garantire che questo è un sistema efficace».

 

Poi una frecciata alla sinistra. «Anche in Umbria, chi governa, spesso è stato ‘allettato’ dai dividendi, dalla possibilità di far cassa subito anche con il servizio idrico. E’ una visione in parte comprensibile, ma di certo un po’ miope — sottolinea il presidente di Coop Centro Italia —. Ci vuole una maturità politica profonda, uno sguardo che vada oltre il contingente. Un passo avanti, concreto, ad esempio, lo stanno facendo in Toscana il governatore Rossi che ha già annunciato l’intenzio di legiferare in questo senso». Raggi ribadisce in conclusione quali sarebbero a suo avviso i vantaggi concreti di un azionariato popolare: «Intanto un controllo diretto della gestione e degli investimenti.

 

E poi un sicuro abbassamento della tariffa che tutti noi paghiamo per l’acqua. Attualmente comprende, infatti, la manutenzione degli acquedotti e della rete fognaria, il costo del personale, gli investimenti e un sette per cento di profitto che spetta al privato. Con la comunità di utenti — conclude — questa parte scomparirebbe e conseguentemente verrebbe ridotta la quota a carico dei cittadini».