Firenze, 25 febbraio 2011 - IL GIUDIZIO è solo «incardinato», non ancora definito: l’inizio del procedimento davanti alla Corte dei Conti sui danni alla risorsa idrica del Mugello causati dalla realizzazione delle gallerie, per 73 chilometri, della linea ferroviaria Firenze-Bologna ad alta velocità, è fissato per il 16 marzo. Tra i convenuti anche gli ex governatori toscani Vannino Chiti, il suo successore Claudio Martini, gli altri componenti delle giunte regionali delle due legislature (’90-’95 e 95-2000), un dirigente regionale, due funzionari ministeriali per la valutazione di impatto ambientale. Martini è chiamato in causa in qualità di assessore al diritto alla salute dell’epoca.
 

 

Gli imputati sono 23: politici e funzionari della Regione e del ministero dell’Ambiente, che ebbero ruolo nella predisposizione e nell’approvazione degli atti per la realizzazione del tratto appenninico della Tav. Agli amministratori sono contestate «lacune procedurali e decisionali. Il danno erariale consisterebbe nella perdita di risorse idriche durante la realizzazione della galleria. Ed è stato quantificato in 14 milioni; cifra distante anni luce dagli oltre 741 milioni (fino al 2005) calcolati nell’ambito dell’indagine penale. «La cifra è di gran lunga inferiore — ha spiegato ieri il viceprocuratore Ancheropita Mondera Oranges durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario — considerati gli importi prescritti e il fatto che i 741 milioni si riferiscono anche a un danno che si concretizzerà.

 

Ma la procura contabile si deve attenere a due elementi: attualità e certezza». Degli inviti a dedurre, alcune decine, era stata data notizia dagli stessi Chiti e Martini (novembre 2009). Poi la procura ha operato una scrematura. Ha precisato poi il viceprocuratore Mondera Oranges di aver parlato del caso «solo perché lo hanno pubblicizzato gli stessi interessati. Altrimenti avremmo continuato a mantenere la massima riservatezza». «Questa causa caratterizzerà l’anno giudiziario 2011 — ha aggiunto il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Francesco Pezzella —. E’ un processo che ha avuto un andamento nel giudizio penale. Poi gli atti sono pervenuti alla Corte dei Conti».

 

IL PROCEDIMENTO contabile, infatti, trae origine dal processo penale concluso il 3 aprile 2009 con la condanna dei vertici Cavet (il consorzio di imprese che ricevette i lavori in subappalto dal contractor Fiat) chiesta dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei. Il giudice Alessandro Nencini inflisse 27 condanne da 3 mesi d’arresto a 5 anni di reclusione. E un risarcimento danni per oltre 150 milioni.

 

SE LA PROCURA contabile parla di vicenda che «ha quasi del tutto privato il territorio della risorsa idrica, scomparsa o precipitata a profondità tale da essere inutilizzabile, con accese proteste della popolazione, degli enti locali e di diverse associazioni ambientaliste», gli ex amministratori manifestano stupore circa l’ipotesi di danno erariale. Circa il «sì» regionale al tracciato dell’alta velocità, Martini e Chiti, infatti, sottolineano la «natura nazionale, e non regionale, del progetto». Stupore accresciuto dal fatto che, in sede penale «alla Regione, parte lesa, sono stati riconosciuti 50 milioni di euro. Oggi invece è considerata corresponsabile del danno erariale: ma come si fa ad essere danneggiati e danneggiatori al tempo stesso?» si chiedono Chiti e Martini. Chiti sostiene che «nella questione Tav il comportamento della Regione è stato improntato a rigore e trasparenza, con grande attenzione agli aspetti ambientali e a quelli della sicurezza sul lavoro. Rispetto al primo abbiamo chiesto l’istituzione dell’Osservatorio ambientale, un organismo unico in Italia. Sul secondo, per il nostro impegno abbiamo ottenuto il riconoscimento dell’Unione Europea».