Firenze, 23 febbraio 2011 - LE CINQUE della sera, l’ora del tè per gli inglesi, per piazza Santa Maria Novella è l’ora della pioggia di guano. La cacca degli storni. Una nuvola nera, fatta di migliaia di devastanti uccellini, copre il cielo sopra la basilica e bombarda tutto quel che c’è sotto. Sembra una riedizione, anche maleodorante, del film di Hitchcock.

 


La gente deve uscire con l’ombrello per non venire colpita o accecata. E i frati domenicani ora sono seriamente preoccupati per i marmi che ricoprono la loro casa, il loro imponente e sacro monumento: perché il guano contiene un acido corrosivo, addirittura letale per il marmo.

 


Questa è la cronaca puntuale di un evento che si ripete da mesi. E’ la sintesi del racconto di un’occupazione che non ha precedenti, almeno a Firenze, e che ha superato abbondantemente i livelli di guardia. Gli abitanti, i commercianti, i turisti e comunque tutti i frequentatori, occasionali o no, della mitica piazza non sanno più che cosa fare. Ovvio che in molti si siano rivolti a Palazzo Vecchio. Hanno invitato perfino il sindaco, Matteo Renzi, a venire a rendersi conto di persona della situazione, avvertendolo di portarsi dietro, per precauzione, un ombrello grande, magari di quelli verdi che usavano una volta in campagna. Un invito finora caduto nel vuoto. Ma perché non interviene l’Asl? E’ vero che ci sono stati altri allarmi, nelle piazze di Firenze, soprattutto per via dei piccioni. Ma quello degli storni è un flagello inedito. O almeno mai registrato in queste dimensioni.

 

Di solito gli storni stanno in campagna, devastano ciliegi e oliveti. Esiste una legge che obbliga la Regione a rifondere i danni agli agricoltori. E’ raro trovare tanti storni in pieno centro. Impugnando la stessa legge, anche la gente di piazza Santa Maria novella potrà chiedere i danni? Alla Regione attraverso Palazzo Vecchio? Proteste e lamenti non si contano. Ma chi ha rotto gli indugi e si è preso l’incarico di scattare anche le fotografie sono i soci della Federcaccia che hanno la sede accanto alla piazza.

 


'Ahi', dirà il lettore, sospettando una montatura per ottenere la caccia in deroga ai poveri uccellini. Invece non è cos
ì. La situazione è realmente seria. E Moreno Periccioli, già assessore regionale all’agricoltura e oggi presidente di Federcaccia, dice di essersi fatto soltanto interprete della necessità di lanciare l’allarme soprattutto per motivi igienici e sanitari. E il guano non è l’unico danno. «Questi uccelli sembrano non dormire mai, perché si fanno sentire anche la notte», si lamenta Filippo Fiaschi, gestore di una rivendita di souvenir, esposto come pochi altri al bombardamento dell’esercito volante.

 

E Silvano Nannucci, titolare dello storico negozio di biciclette, ha esaurito i teli. Tutti quelli che aveva li ha messi sulle bici esposte. Ne deve lavare una quantità industriale.
Ma perchè gli storni sono così tanti? L’Italia è la sola nazione europea affacciata sul Mediterraneo dove lo storno non è compreso fra le specie cacciabili. Lo possono mettere nel carniere in Francia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro. Il mancato equilibrio determinato dalla caccia ha portato all’eplosione della specie.

 

E il Periccioli, con l’ombrello in mano per proteggersi alla meglio mentre esce dalla sua sede, si lamenta: "E’ una cosa incredibile: il gruppo di studio sulle specie invasive dell’Unione per la conservazione della natura, ha inserito lo storno fra le cento specie più dannose del mondo. E la consistenza sul territorio italiano è in costante espansione. E nessuno invochi le direttive comunitarie visto che lo storno è cacciabile in ben nove paesi dell’Unione Europea".

 


In passato, la Regione Toscana autorizzava i cacciatori a fare il cosiddetto 'prelievo in deroga', proprio per limitare i danni all’agricoltura: quest’anno il provvedimento è stato negato. E le conseguenze si vedono anche nel cuore del cuore di Firenze. Dove la 'pioggia' delle cinque della sera è diventata una poco lieta, maleodorante e dannosa consuetudine. Che dev’essere fermata. Ovviamente senza stragi, ma con i rimedi che le autorità sanitarie ben conoscono. Che facciano un sopralluogo: con l’ombrello aperto.