Siena, 8 gennaio 2011 - Febbre alta, dolori articolari diffusi, mal di testa, raffreddore e tosse intensa. Ecco la ‘carta d’identità’ del nuovo virus influenzale ormai alla porta: se dunque i sintomi, il modo di manifestarsi sono più o meno i ‘soliti noti’ è forse l’accoglienza quello che contraddistinguerà quest’annata dalle precedenti, con un incidenza agguerrita, vista la scarsa prevenzione di cui si è dato prova.

 

Eccoci alla spiegazione del mistero incipiente. «Non è possibile prevedere la manifestazione dell’influenza, però negli ultimi anni, 2010 a parte, non ci sono stati grandi epidemie, nel senso di virus violenti o gravi e lo stesso penso si verificherà ora — dice Giovanni Carriero, vicepresidente Ordine dei medici di Siena e medico di base —. Certo è che quest’anno abbiamo avuto una flessione importante nelle vaccinazioni, almeno il 10% in meno. C’è stato un calo di tensione e purtroppo una sottovalutazione della prevenzione: l’anno scorso con la paura del virus H1N1 erano aumentate le persone che si erano volute vaccinare almeno per la stagionale. Quest’anno poi non c’è stata un’adeaguata cassa di risonanza sull’efficacia della vaccinazione. In più la fobia creata intorno all’esavalente, componente del vaccino, ha generato sospetti ingiustificati verso qualsiasi tipo di vaccino, facendo più male che bene. Il risultato è che quest’anno chi si poteva avvicinare al vaccino non lo ha fatto. Non lo hanno fatto i previsti ultra65enni e le categorie a rischio, per cui è a carico del servizio sanitario nazionale e tantomeno lo hanno fatto gli altri su loro iniziativa e spesa. Invece il vaccino è molto utile: basta dire che i casi di oggi, già manifestatisi, sono relativi a persone giovani, quelle che abitualmente non si vaccinano. Il virus colpirà soprattutto loro e i bambini, meno gli anziani che ricorrono alla prevenzione».

 

Tornando all’influenza, se l’arrivo è previsto dopo la metà di gennaio, con il picco nell’ultima settimana del mese, sono comunque tanti quelli già a letto con la febbre o in giro per la città con il fazzoletto al naso. «Quelle attuali sono forme parainfluenzali, virus minori che si mischiano fra loro, con la ricomparsa soprattutto della forma gastrointestinale — continua il dottor Carriero —. Ma si tratta comunque di virus più blandi. A proposito di durata questa influenza si manifesta come persistente, ovvero ha strascichi lunghi e può avere ricadute se non curata completamente. E qui sta l’altro problema: in caso di influenza bisogna stare a riposo per tutto il tempo necessario alla guarigione completa; ovvero tornare in ufficio, come a scuola, prima del tempo è controproducente per la persona e la società tutta, aumentando la diffusione dei microbi. I consigli? I soliti: idratarsi, lavarsi spesso le mani per eliminare i microbi, come coprirsi la bocca quando si starnutisce o tossisce, non frequentare luoghi con molta gente nei periodi di picco e non andare in giro se si è influenzati, per non contagiare ancora. Poi mangiare frutta, verdura e cibi leggeri, bere molto. Per quanto riguarda i medicinali, l’influenza si combatte con antipiretici, dunque aspirina e paracetamolo. Gli antibiotici entrano in scena solo in caso di complicazioni, di solito respiratorie e su indicazione del medico».

 

Passando ai bambini l’«identikit» e il rimedio sono pressoché uguale: «L’influenza vera e propria non si è ancora manifestata — dice il pediatra Francesco De Feo, segretario provinciale Fimp —, per ora siamo alle forme gastrointestinali e a morbosità legate alle vie aeree, con bronchiti e qualche caso di polmonite, ma sono pochissimi e rientrano nella media di tutti gli anni. Il problema vero è che sono diminuite drasticamente le vaccinazioni: l’anno scorso, nel mio caso, ho somministrato 250 vaccini per la stagionale, quest’anno 136, una flessione dunque del 30%». Consigli ai più piccoli? Farli mangiare bene, evitare l’antibiotico se non prescritto (in caso di sovrapposizioni batteriche e persistenza del problema) e raccomando soprattutto un’adeguata convalescenza. Non li rimandate a scuola a disseminare bacilli, se non sono guariti dal virus».