Firenze, 14 settembre 2010 - "Era sotto stress. Era stanco. Lo chiamavano di continuo. Si vede che non ce l’ha fatta più. Ma perché ieri sera? Che cosa è accaduto? Chi gli ha telefonato? Potranno risalire dai tabulati alle telefonate che ha ricevuto, anche se il cellulare di Sergio dovesse essere bruciato nell’incendio?" si domanda e domanda Maddi Gussa, 24 anni, romena. Spesso accorreva a dare una mano in trattoria a Sergio Guidi, il 57enne fiorentino che si è impiccato la scorsa notte dopo aver incendiato la sua trattoria-pizzeria ’i’GuiDi’ di via Piccinni 54, lungo il primo tratto della via Sestese, procedendo da Firenze verso Sesto Fiorentino.

 

E’ lei, Maddi, ad aver ricevuto sul suo cellulare due dei messaggini sms ("vedete, alle 3.06, sono uguali") con cui Sergio Guidi ha dato l’addio al mondo. Le domande non rimangono sospese nel vuoto. Maddi soprattutto e altri suoi amici che ora sono lì, accucciati tra le sedie arancioni e i tavolini wengé sotto il gazebo della pizzeria, una risposta ce l’hanno. O credono di avercela. "Sergio era un gran lavoratore. Lavorava a pranzo, a cena, faceva la spesa per avere giusto quello che poi avrebbe servito a tavola ogni giorno". Un modo per risparmiare. "Già però da maggio alcuni dipendenti erano spariti senza preavviso, lasciandolo in difficoltà. Pretendevano, credo, la liquidazione, ma penso che Sergio avesse un anno di tempo per saldarla. Prometteva che avrebbe pagato tutto, di certo ora non aveva quei soldi".

 

Dicono ora: fosse stato come tanti altri personaggi che aprono, chiudono, falliscono e ripartono come niente, quasi fosse un business continuo... Ma lui no. Lui sentiva il peso delle responsabilità. E ieri notte? "Io ero venuta a cena col mio fidanzato, figuratevi che mi aveva telefonato anche se io non dovevo lavorare. Però gli piaceva stare insieme a noi. Guardate, ho qui le foto di quando siamo andati al mare, a Livorno, quest’estate". In quei pochi giorni di chiusura, una settimana tra il 15 e il 22 agosto, che la gestione si era potuta permettere.

 

Sergio, celibe, un fratello, una zia che lo aveva invitato a pranzo proprio domenica, era orfano di entrambi i genitori. "La madre era un pensiero costante, ne parlava spesso, anche di come gli cucinava i piatti", dice la ragazza romena. Lui aveva trovato in questi giovani collaboratori una famiglia: un po’ figli, un po’ amici, un po’ colleghi. Tutto, o quasi. Insieme all’attività, naturalmente. Conferma e puntualizza la ragazza Maddi: "Lui non aveva nessuno, solo noi. A me aveva anche permesso di prendere la residenza a casa sua".

 

"Credo che ieri notte (domenica, ndc) — riprende — qualcuno gli abbia telefonato, o che sia addirittura andato in pizzeria. Ci dev’essere stata una discussione". Si parla di un paio di dipendenti. E comunque, a livello di arretrati e di spettanze, anche di quelle rivendicate da un ex pizzaiolo che ha la moglie in stato interessante. Esigenze pressanti in tempo di crisi per molti, dunque. E la pressione si era rivolta verso Sergio, come una pistola alla tempia. Lo aveva affannato, reso sempre più preoccupato. Lo aveva precipitato in un tunnel di debiti, problemi, scadenze, l’angoscia di aver fatto il passo più lungo della gamba per tornare a fare, dopo molti anni da dipendente, il socio di una attività. In proprio, peraltro.

 

"La situazione era difficile, ma non drammatica credo. Che io sappia lo scoperto con la banca — riprende Maddi — non era poi così elevato (si parla di 18mila euro, ndc) poi aveva una convenzione per i pasti agli operai dell’Alta velocità, i contratti sarebbero continuati e i soldi sarebbero arrivati". Risultano dunque anche i crediti. E nel giro di un anno e mezzo Guidi avrebbe estinto un mutuo. Francesco zicarelli, 23 anni, pisano, ma residente a Tavarnelle, è stato l’ultimo pizzaiolo della trattoria-pizzeria. "Ho lavorato domenica, al momento di andare via Sergio mi ha salutato con un ’ci vediamo martedì’, per cui non ho minimamente immaginato quello che sarebbe accaduto". Invece il dramma umano di Sergio Guidi era prossimo a trasformarsi in tragedia.