Vitalizi, un boomerang in faccia

Il commento

Firenze, 2 agosto 2017 - Tutto è andato come da copione. Il provvedimento firmato Pd sui vitalizi dei parlamentari va in discussione al Senato. Subito i pentastellati chiedono la procedura d’urgenza. Il Pd la nega per un provvedimento che deve essere prima discusso in Commissione, dal momento che la retroattività solleva molti e legittimi dubbi di costituzionalità. Ma il vero nodo della questione è politico. Sta nello sforzo inutile e perverso d’inseguire i pentastellati sul cammino della demagogia antipolitica. È singolare che lo faccia il Pd, partito di maggioranza e di governo, andando alla rincorsa dei populisti che su questo terreno saranno sempre vincenti. Perché se in Commissione il progetto di legge dovesse essere riformato per attenuarne i dubbi di costituzionalità, i pentastellati direbbero che il Pd ha tolto con la mano sinistra ciò che ha fatto finta di dare con la mano destra.

Se invece il provvedimento emendato non andasse in porto per il rimbalzo parlamentare fra le due Camere, Grillo costruirebbe la prossima campagna elettorale sull’insabbiamento volontario. Se, infine, dovesse andare in porto, sarebbero comunque i 5 stelle a incassarne il merito col facile argomento che solo loro ne hanno garantito l’esito finale, contro tutti gli altri.

Insomma, il Pd è riuscito nel capolavoro di ridare fiato a un movimento populista che lo stava perdendo, costruendo a loro beneficio la trappola dove si è rinchiuso. Dal 2012 valgono per le pensioni dei parlamentari le regole che vigono per tutti. A ritroso non si può andare. Altrimenti dovremmo tagliare tutte le baby pensioni date nei tempi del welfare all’italiana, quando, per esempio, una donna sposata poteva andare in pensione con quattordici anni, sei mesi e un giorno di servizio. Oggi ci appare un’assurdità, ma non si possono fare i tagli sui diritti acquisiti per accontentare i populisti di turno.