Firenze, ore 3,36: balla il settimo piano

Anche in città avvertito il terremoto. Nessun danno, ma tanta ansia

Giampaolo Marchini

Giampaolo Marchini

Firenze, 25 agosto 2016 - Cè chi, girandosi nel letto, rise pensando a quanti affari avrebbe fatto con gli appalti per la riscostruzione de L’Aquila. Magari addormentandosi contando i milioni di euro, invece delle pecore. Impossibile per i non sciacalli riprendere sonno dopo essere stati svegliati in piena notte, sono le 3,36, prima dal letto che sobbalza poi dal cuore che sembra un martello. Una scossa che pare non fermarsi mai e che ti rende indifeso, bloccando fiato e pensieri. Provate a contare fino a 20 – tanto è durata la scossa più violenta – mentre siete a occhi chiusi e qualcuno salta più volte sul letto. Sensazione sgradevole. Al settimo piano poi è tutto amplificato, anche se l’epicentro è lontano. L’armadio scricchiola, il lampadario sbatte, un paio di libri cadono dalla mensola, i pesci dell’acquario nuotano come girini impazziti e la tensione inizia a salire.

Il primo pensiero è per moglie e figlia, ma per fortuna sono al mare lontane dalla paura che inevitabilmente si insinua fredda, piano piano lungo la schiena. Pensi a tua figlia, certo, che dorme tranquilla accanto alla sua mamma e realizzi che invece tanti altri bimbi staranno strillando, senza difese di fronte a un avversario imbattibile e spietato. Ecco, è quella la vera sensazione più difficile da essorcizzare: essere indifesi, incapaci di reagire con razionalità. La paura è solo una sensazione che ti assale per un attimo, anche se gli attimi delle scosse sono infiniti, pur durando meno di trenta secondi. Poi realizzi con una freddezza insospettabile che per fortuna tua il terremoto ha colpito davvero duro, ma lontano. Sì, ma dove?

Cerchi con furia il cellulare appoggiato sul comodino. Ti attacchi a Twitter che si dimostra un mezzo formidabile per entrare in contatto con il mondo. Giusto il tempo di accedere al tuo account per renderti conto di essere davanti a una nuova tragedia. Dopo L’Aquila, l’Emilia, ora il Lazio. Ancora altri morti, distruzione e dolore. I social in questa occasione si dimostrano veicolo incredibile per raggiungere ed essere raggiunti dal mondo intero. Un amico dal Brasile chiede informazioni e provi tu a tranquillizzare gli altri. «A Firenze tutto bene, per fortuna».

Provi ad alzarti e a guardare fuori dalla finestra. Una boccata d’aria fresca per riprenderti, mentre una luce si accende di fronte, in cima ai nove piani del condominio in viale Redi. Sullo sfondo le trivelle della stazione Foster. Un’altra luce e poi un’altra ancora. Siamo svegli in tanti, ma è finita, finalmente. Illusi. Provi a riaddormentarti anche se è difficile. Meno di un’ora dopo la seconda ‘botta’ ti riporta subito alla realtà. Ripensi a tua figlia e tua moglie che per fortuna sono lontane da tutto questo, ma stavolta è proprio impossibile riprendere sonno e aspetti solo la luce per sentirti vivo anche nell’anima.