Il sisma e quei soliti paradossi

Il commento

Paola Fichera

Paola Fichera

Firenze, 30 agosto 2016 - Nei paesi colpiti dal terribile sisma meno di una settimana fa, mentre si cercano gli ultimi dispersi, la magistratura ha aperto due inchieste: per capire se le regole antisismiche sono state rispettate. Le domande del giorno dopo, non possono più salvare le tante vite spezzate, ma riusciranno, forse, a individuare gli errori della politica o le cattive gestioni tecniche. Davanti a ogni disastro ambientale: terremoti, alluvioni, frane, bombe d’acqua la domanda, dolorosamente inutile, si ripete. Strano Paese l’Italia, dove due paradossi si toccano: l’immobilismo sulle grandi opere, agitando di volta in volta lunghissime valutazioni di impatto ambientale, sanitario, paesaggistico etc, che, se sgradite, provocano ricorsi al Tar, nuovi approfonditi controlli, e rimpalli quasi infiniti con il Consiglio di Stato e, sul fronte opposto le indagini post-disastro sulle "procedure tecniche non rispettate".

In Toscana sulle grandi opere ogni trasformazione è bloccata, rallentata combattendo fino all’ultima carta bollata: vale per il termovalorizzatore, la nuova pista dell’aeroporto Vespucci, le gare per il nuovo trasporto pubblico regionale, senza farsi mancare i ricorsi contro le terre di scavo del sottoattraversamento per l’alta velocità ferroviaria. Tanto rigore e poi, anche sul nostro territorio, troppi edifici non rispettano le norme antisismiche, e le opere per metterci al riparo da una nuova alluvione dell’Arno sono, 50 anni dopo quel terribile novembre 1966, da realizzare? Perché i nostri pendolari viaggiano su bus rari e improbabili, ma inciampiamo su cavilli formali per riorganizzare l’intero trasporto pubblico regionale? Insomma qual è la Toscana vera? Perché l’ipercontrollo non è strumento né praticabile né efficace se le salvaguardie ambientali progettate da anni, non vengono comunque realizzate.