Ma i politici dove sono?

Il commento del direttore de La Nazione

Pierfrancesco De Robertis

Pierfrancesco De Robertis

Firenze, 21 ottobre 2016 - Nel lungo tormentone fiorentino sulla Tav c’è qualcuno che non la racconta giusta. Ancora non abbiamo capito chi è ma poco a poco lo scopriremo. Gli indizi non mancano. I principali sono la mancanza di una spiegazione esauriente all’ultimo ripensamento - ipotizzato, visto che ancora carte non ci sono - sul tracciato del tunnel e sulla stazione Tav sotterranea, sul perché Firenze dovrebbe venire "bucata" da un tunnel da cui non otterrebbe vantaggi diretti dato che la mega-galleria servirebbe (pare) per far transitare più veloci treni che la bypassano e sul perché gli utenti-cittadini toscani si troverebbero una stazione per i treni regionali da una parte (Santa Maria Novella) e una da cui partirebbero un buon numero di convogli av da un’altra (Campo Marte).

Un tunnel che non passasse da Santa Maria Novella ma la sfiorasse solamente costerebbe lo stesso un sacco di soldi senza però integrarsi appieno con il resto del traffico regionale, non contribuendo a disingolfare il già congestionatissimo via-vai in superficie, con il rischio che alla fine dell’opera si paghi un conto salatissimo (anche in termini di disagi) senza un corrispondente beneficio per gli utenti, sia quelli degli av sia dei regionali. Il piano prospettato a Roma non va quindi bene, cozza contro la logica e gli interessi dei cittadini toscani e fiorentini, ma siccome così vogliono vendercela, è chiaro che qualcosa - dicevamo all’inizio - non torna.

Probabilmente ci saranno ragioni economiche dietro le scelte ipotizzate, certamente legittime, da parte di Ferrovie, ma è altrettanto palese che siccome balla il destino della città e della regione di qui a cinquant’anni la politica deve riprendere in mano la situazione. Se costruire una stazione, dove costruirla, che tipo di mobilità e utenti privilegiare non lo deve decidere un ente terzo ma solo il sindaco, i sindaci e il presidente della Regione. Il vertice decisivo non si fa a Roma, ma a Firenze, in Regione o in comune. Anche i luoghi contano. Il punto è forse proprio questo.

La politica debole, sghemba, indecisa, di questi ultimi anni, ha lasciato spazio ai tecnici, o ai tecnocrati, e questi lo spazio se lo sono preso. E con il cerino in mano rischiano di rimanere gli utenti. Becchi e bastonati.