Gli scrutini «segretati»? No, trasparenti

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 5 giugno 2017 - Caro direttore, sta per avvicinarsi la fine della scuola e dopo gli scrutini usciranno i «quadri». Ma si sapranno solo i voti dei promossi, perché per i rimandati e i bocciati c’è la privacy. Quindi non sapremo se uno studente ha preso una o due materie, e con quali voti. Ma è giusto? Emanuele Perna

Caro Perna, non credo che sia giusto. E la privacy c’entra poco. C’entra piuttosto questo nostro senso esasperato di protezione, per cui vogliamo evitare ai nostri figli le brutte figure, anche quando se lo meritano, pensando che la notizia di un cattivo voto possa in qualche modo procurar loro chissà quale trauma. Personalmente sono contrario. Per prima cosa c’è una esigenza di trasparenza, per cui è giusto che tutti sappiano come sono stati trattati gli studenti di una certa classe, così che possano essere tenuti sotto controllo eventuali favoritismi (o sfavoritismi) da parte degli insegnanti; poi c’è una doverosa chiamata alla responsabilità per i ragazzi: il sapere che il loro comportamento (in bene o in male) sarà conosciuto li spingerà a dare il meglio. Non vedo traumi particolari nel far sapere di un voto poco lusinghiero. Anche perché per evitare la canzonatura, lo studente può ricorrere al solito vecchio metodo, che funziona sempre: studiare. Purtroppo l’eccesso di protezione e la volontà di mettere tutti sullo stesso livello produce appiattimento e sottrae stimoli.