Inceneritore, non nel mio salotto

Il commento

Prato, 22 maggio 2017 - Negli anni Ottanta fu coniato un acronimo per sintetizzare l’atteggiamento di chi conduceva battaglie contro opere più o meno preoccupanti, per quanto utili se non necessarie: «Nimby», dall’inglese «Not in my backyard», cioè «non nel mio cortile». Per farla breve: sì, quell’autostrada serve, come quella discarica, ma per favore fatela altrove, non vicino a casa mia.

A Prato questo principio è superato, almeno nel distretto economico parallelo, quello cinese, che non smette mai di sorprendere in quanto a inventiva illegale. Nei giorni scorsi, infatti, la polizia municipale della città laniera ha scoperto una giovane imprenditrice cinese che nel caminetto di casa, nel cuore di Chinatown, bruciava gli scarti tessili.

Per chi non è del settore: i cascami tessili sono rifiuti speciali, che vanno smaltiti secondo rigide (e costose) procedure di legge. Per non mettere mano al portafogli, molte aziende cinesi fanno ricorso a smaltimenti illegali quanto violenti: ingaggiano degli abusivi che raccolgono i sacchi neri e li buttano dove capita, spesso in campi periferici ma anche ai lati delle strade, sempre di notte, come si conviene ai banditi. Questa giovane ha avuto un’idea ancor più economica: brucio tutto nel caminetto. Poco importa dei veleni sparsi nell’aria respirata da lei stessa, dalla sua famiglia e dai suoi vicini. L’inceneritore? Non nel mio cortile, ma magari nemmeno nel salotto...