La montagna che brilla solo a metà

Davide Costa

Davide Costa

Pistoia, 23 agosto 2016 - MONTAGNA col segno più ad agosto. E’ ancora presto per fare bilanci, ma gli operatori turistici del nostro Appennino sono soddisfatti. Un dato tutt’altro che scontato visti gli anni precedenti caratterizzati dal meteo ostile. Ma se agosto è sopra la media, giugno e luglio hanno fatto registrare clima incerto e presenze col segno meno. L’assioma è semplice: tempo bello uguale sentieri affollati e camere di hotel piene, pioggia e freddo uguale paesi deserti e strutture semivuote. Questo, però, significa che la montagna pistoiese non è in grado di presentare ai turisti un’offerta che possa prescindere da escursioni e discese. Manca l’appeal degli ‘extra’: quello che ti fa prenotare una settimana sulle Alpi senza badare alle previsioni meteo. Tanto se piove l’hotel ha il centro benessere e magari in paese c’è il palazzetto del ghiaccio.

LA NOSTRA montagna è afflitta da una crisi strutturale profonda. E’ altrettanto vero che negli anni non ha goduto della valanga di contributi delle regioni a statuto speciale. Ma l’Appennino negli ultimi 40 anni ha, salvo rare eccezioni, vissuto di rendita. Da una quindicina d’anni il turista ha capito che in quattro ore di auto si arriva sulle Alpi, i cui prezzi non sono poi così diversi rispetto ai nostri impianti e hotel, ma con ben altri servizi. E che nello stesso paio d’ore che servono per salire all’Abetone (complice una strada costruita alla fine del ’700 e mai più ritoccata) si raggiungono Cimone e Corno alle Scale, dove si ‘studia la notte’ per strappare clienti ai comprensori toscani.

Ben vengano allora le ‘idee’, come il successo del downhill all’Abetone e alla Doganaccia. Ben venga anche l’intenzione, manifestata dalla Regione di aiutare il settore degli impianti. Serve, però, anche una ‘rivoluzione alberghiera’, supportata magari da contributi pubblici. Il tempo delle attese è finito, la montagna non può più permetterselo.