Migranti, paradosso moderno

Il commento

Alberto Andreotti

Alberto Andreotti

Firenze, 18 gennaio 2017 - Uno dei maggiori paradossi del nostro tempo è quello dei profughi. Un fenomeno di portata mondiale, con migliaia di persone costrette a fuggire dalla guerra e dalla fame (in molti casi da morte certa), il cui esodo sembra nessuna potenza, nessuna Organizzazione mondiale sappia (o voglia) contrastare. Un fenomeno la cui ricaduta si abbatte ogni giorno (e talvolta in modo drammatico) sulla testa dei sindaci anche di piccoli Comuni. Sindaci che non hanno nemmeno le risorse per adeguare le case popolari, per sostenere tutte le famiglie indigenti, per integrare i tanti immigrati (quelli che sono venuti a cercare lavoro e fortuna) da tempo presenti sul territorio. Figuriamoci i migranti.

Ma nell’ambito di questo paradosso, non sfugge nemmeno come attorno ai migranti giri anche un bel po’ di soldi. E che qualche privato si sia fatto avanti per accoglierli contando sulla diaria giornaliera loro assegnata dallo Stato. O che qualche associazione si sia strutturata per trovare loro un impiego, oltre che un tetto e un pasto caldo.

Poi, spesso, esplode qualche scandalo, come quello ‘illuminato’ dal rogo di Sesto Fiorentino in cui un uomo ha trovato la morte. Centinaia di migranti in un capannone abbandonato. Da mesi. Tutti sapevano. Nessuno ha mosso un dito. Ma cosa si sarebbe potuto fare? Il dolore dei migranti si è trasformato in rabbia, in protesta organizzata (e forse anche un po’ strumentalizzata). Risolvere il problema non è possibile a livello locale.

Alle Prefetture e ai sindaci dei nostri Comuni grandi o piccoli spetta trovare soluzioni che sono tanto improvvisate quanto provvisorie. Ai cittadini non resta che moltiplicare la pazienza e l’attenzione nei confronti di questi disperati in fuga. Le soluzioni vere e definitive dovranno prenderle gli Stati.