Legge elettorale, molte chiacchiere poca concretezza

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 23 maggio 2017 - Caro direttore, penso siano in molti stufi di questa pantomima che ci perseguita da tempo immemore su come fare questa benedetta legge elettorale. Cavilli su cavilli per arrivare a cosa e, fino a quando? Diamo subito i vitalizi agli avvoltoi, o togliamoli del tutto e, per favore, andiamo a votare subito. A. Suzzi

Caro Suzzi, concordo con Lei sul fatto che il dibattito sulla legge elettorale interessi poco o niente ai lettori, tant’è che come vede noi abbiamo scelto di darne conto solo in maniera succinta. O meglio, in teoria il dibattito potrebbe anche interessare, a patto (e così non accade) che fosse un dibattito «serio», ossia animato dalla reciproca intenzione di trovare un accordo e di dare finalmente al Paese quella legge che serve. L’impressione che se ne trae è invece di un continuo balletto, un gioco delle parti, come sottolinea Lei, in cui la tattica fa premio sulla strategia. E a quel punto la gente si stufa, e volta pagina. E’ però un peccato, perché la legge elettorale è più di una legge qualsiasi, e determina il modo in cui le forze politiche si organizzano e si presentano, e inciderà sulla concretezza della vita politica quotidiana di qui a qualche tempo. Speriamo in ogni caso che i partiti abbiano il coraggio di guardare avanti e di trovare un accordo che tenga conto dell’interesse di tutti e non solo del loro immediato tornaconto. Non ne sarei così sicuro.