Jazz italiano, se la strada è difficile

Il commento

Michele Manzotti

Michele Manzotti

Firenze, 28 febbraio 2017 - «L’ITALIA è presente sin dalla prima edizione del 2006. Ma attualmente i contatti con il vostro paese non sono così forti come potrebbero o dovrebbero essere». Chi parla è Sybille Kornitschky, manager di jazzahead!. Ovvero la maggiore fiera mondiale degli addetti ai lavori del jazz che si tiene nella città tedesca di Brema. Per dare le dimensioni di questa manifestazione, nel 2016 gli espositori e i visitatori professionali erano 2742 da 57 paesi (oltre ai 16mila spettatori per i concerti). In questo la percentuale dall’Italia è stata solo del 3%.

 

Inoltre ogni anno a Brema viene focalizzata la scena jazz di un paese extra-tedesco e tra questi l’Italia non è stata mai presente. Eppure, spiega ancora Sybille Kornitschky, da Brema stanno guardando con favore all’esperienza I-Jazz, l’associazione italiana dei festival specializzati che ha sede a Firenze, per un organismo che dia una visibilità più ampia alla scena nazionale.

 

La strada da percorrere d’altra parte è stata tracciata anche grazie all’Associazione italiana dei Musicisti di jazz, i cui vertici (Ada Montellanico e Simone Graziano) sono stati ricevuti in Senato per le loro proposte di sostegno al settore. Un sostegno che a volte manca a livello locale: basti pensare al caso del Pinocchio Jazz Club a Firenze che, dopo anni di concerti di eccellenza e continuo consenso di pubblico, ha preferito sospendere la programmazione.

 

La ragione è la bocciatura da parte dell’amministrazione comunale nei bandi dell’associazionismo proprio sull’aspetto della qualità artistica. Se un’abituale programmazione concertistica viene a mancare, la strada del jazz italiano per Brema potrebbe diventare più lunga.