Integrazione solo nel 2040

Il commento

Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Prato, 28 agosto 2017 - Vera integrazione. Rispetto delle leggi. Reciprocità di diritti e doveri. Scambio culturale. In Toscana e a Prato in particolare una battaglia difficilissima che forse sarà vinta solo tra 15- 20 anni quando i ragazzi di famiglie straniere che adesso frequentano le elementari diventeranno adulti. Solo con le attuali ultime generazioni c’è speranza che il seme della legalità attecchisca, metta radici e dia frutti duraturi.

Nel frattempo, a livello nazionale, bisognerebbe capire che la città del tessile, deve definitivamente diventare un caso su cui i riflettori si devono accendere sempre e non solo quando scoppiano emergenze, emergono le inchieste della procura o si piangono tragedie come quella della mansarda della villetta di Vaiano, trasformata in piccola confezione abusiva, andata a fuoco con due morti cinesi, drammatico replay di quanto già avvenuto nel capannone di Teresa moda.

Prato, laboratorio permamente di integrazione: c’è bisogno di risorse, progetti, esperienza. Il Comune e la Regione da sole non ce la possono fare anche se hanno messo da parte il buonismo di maniera. Ci vuole il governo, ci vuole lo Stato. Non con visite istituzionali, ma con piani ad hoc perché Prato è un caso straordinario.

Lo dicono i numeri. Su 192.469 persone, 36.400 sono di nazionalità straniera: 19.814 cinesi registrati. La città in percentuale più straniera d’Italia. Nel 1990, erano solo 520. La speranza? Nei bambini (uno su tre straniero) e nella scuola che sta facendo un gran lavoro per far sentire tutti uguali. Con diritti e doveri. Investimento per il futuro della città.