Gli immigrati, la fede e i primi passi

Il commento

Andrea Luparia

Andrea Luparia

Massa, 26 agosto 2016 - Si è abbassato persino un deltaplano a motore, domenica scorsa a Marina di Massa, per assistere al battesimo in mare di una ventina di neocristiani, tra cui 16 profughi nigeriani. Uno spettacolo che ha attirato in quel tratto di spiaggia, dopo le 8,30, decine di curiosi. Questi ultimi tutti figli, più o meno, di una società talmente laica che ogni esibizione pubblica di fede cristiana viene guardata con sorpresa e curiosità.

A immergersi in mare, con una tunica bianca, erano soprattutto immigrati. I nigeriani sono scappati dal loro paese anche per sfuggire alle persecuzioni islamiche, forti soprattutto nel Nord del paese. Ma si sono battezzati anche quattro immigrati provenienti da Cuba, Ungheria e Romania. Persone non più giovanissime che la gioventù l’hanno trascorsa in paesi dove i regimi comunisti imponevano l’ateismo di Stato. E’ stata una cerimonia semplice condotta da quattro pastori della chiesa evangelica pentecostale di Massa. I nigeriani hanno ringraziato, in inglese, i loro amici e tutti i presenti per come l’Italia e Massa li hanno accolti dopo l’arrivo in gommone dalla Libia.

Dei due mesi di viaggio hanno parlato pochissimo ma quelle poche parole hanno fatto intravedere un cammino terribile, fatto di violenze e nuove persecuzioni. Hanno ringraziato e hanno chiesto di essere battezzati. Stanno anche imparando l’italiano. Basta il battesimo per inserirsi nella nostra società? Sicuramente no, ma è un passo importante. Significa accettare le nostre radici che sono greche/romane e cristiane. Ci sono modelli alternativi? Forse. Ma attenzione. In Francia e Belgio hanno fatto crescere quartieri dove non ci sono chiese, ma le donne sono quasi invisibili e le persone parlano solo la lingua della loro terra d’origine. E qualcuno predica l’odio verso le nostre radici.