Non sempre si chiama giustizia

Il commento

Firenze, 23 aprile 2017 - UN UOMO, Saverio De Sario, è stato assolto dopo 17 anni dall’accusa di avere abusato sessualmente dei due figli piccoli e della nipotina. Accusa falsa, inventata dai ragazzini, oggi adulti, istigati dalla madre. E’ una storia allucinante, terribile, atroce, da uscirne pazzi. Quest’uomo è andato in galera perché una ventina di giudici, nei vari gradi, hanno creduto alle bugie dei suoi figli. «Ho inventato una storia incredibile - ha detto Gabriele De Sario, che oggi ha 27 anni - e l’ho ideata fantasiosa apposta affinché mi credessero. E mi hanno creduto davvero». Ma ci rendiamo conto? Abbiamo idea di quanto sia incommensurabile il male fatto a quest’uomo da quella che - in questo caso a torto - si chiama ‘Giustizia’? E non è la prima volta che accade, come sappiamo. Il caso più eclatante, paradigmatico, è quello di Enzo Tortora, sbattuto in galera per i suoi legami con la camorra, che però erano del tutto inventati da un infame. Ora siamo qui a chiederci «ma che magistratura è?», di fronte al caso di questo signor De Sario, che abita in Umbria. Chi lo ha accusato, cioè i figli, rischia al massimo un’imputazione per calunnia. Una bazzecola, in confronto alla vita rovinata a quest’uomo, messo in cella perché era il ‘mostro’ che invece non era. Prima ti rovino la vita, poi cerco di riparare, ma intanto sei rovinato lo stesso da chi ha sentenziato prima. O che giudici abbiamo in Italia? Perizie? Controperizie? Prove? Ma che roba è?