Evasione fiscale. No agli alibi per giustificarla

Il direttore de La Nazione, Pier Francesco De Robertis, risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 27 marzo 2017 - Caro direttore, per molti uno dei problemi della nostra economia è l’evasione fiscale. Secondo me il fenomeno è legato al cattivo uso dei soldi pubblici (malversazioni, caste, corruzione e impunità...). Se non si rimuovono le cause sarà difficile ridurre l’evasione.

Salvino Codispoti, Firenze

Caro Codispoti, non credo che molta gente evada le tasse perché vede impiegate male le risorse pubbliche. Semplicemente non le paga (chi non le può pagare) per un atto di egoismo civile, per fare il furbo o per disonestà. Evadere la tasse è compiere un piccolo/grande furto ai danni degli altri. Non della collettività in generale, in senso astratto, ma del vicino di casa, di chi si incontra per la strada. Certo, il cattivo uso dei soldi pubblici, come l’alto livello di tassazione non costituiscono un «incentivo», ma non possono neppure funzionare da alibi per giustificare un qualche tipo di evasione. Qualche anno fa ci aveva provato Berlusconi, da premier, a buttar lì un discorso del tipo «siccome le tasse sono troppo alte in qualche modo è inevitabile cercare di evaderle». Gli saltarono alla gola. Giustamente, perché era un discorso - al limite comprensibile - da cittadino-imprenditore e non da uomo di stato. Ma da quel momento le cose non sono migliorate. E la gente continua a evadere.