Partiti in decomposizione

Il commento

Firenze, 24 gennaio 2018 - Si gioca al gatto con il topo: i leader di Liberi e Uguali, prima pareva fosse Bersani, ora Errani, impegnati a sfidare e stanare l’alleato del Pd Casini, previsto in un collegio uninominale a Bologna. Altrove, altri collegi sono stati individuati per «scontri epocali», con buona pace del significato del collegio uninominale. E ogni giorno nuove bizzarre idee: ieri è uscito il nome di Parisi, il cui movimento non è riuscito ad entrare nella coalizione del centrodestra per le politiche, come possibile candidato del centrodestra per le regionali del Lazio. Mah!

E tra questi balletti, l’offerta politica è sempre più una maionese impazzita. Berlusconi avanza verso la soglia che potrebbe consentire la maggioranza assoluta, ma mentre è a Bruxelles a rassicurare il Ppe, Salvini mette in discussione il rispetto dei trattati. Pd e Forza Italia negano una futura alleanza, ma si sa che questa è una delle possibilità post-voto. Dentro a LeU c’è chi prospetta un governo del Presidente con un Pd de-renzizzato (D’Alema) e chi guarda al M5S (Bersani). I grillini corrono da soli, ma Di Maio fa sapere che starà con chiunque sostenga il suo programma; cosa questo significhi, non è chiaro, ma tant’è.

Poi, sappiamo, il dopo voto aprirà scenari dove ognuno giocherà la propria partita. La legge elettorale favorisce alleanze senza richiedere nessuna condivisione se non il correre insieme e permette ai nanetti di portare voti ai grandi in cambio di qualche posto. Insomma, non aiuta. Ma lo spettacolo al quale stiamo assistendo ci racconta soprattutto di un sistema partitico in decomposizione, dove si fronteggiano il disperato tentativo di sopravvivere di una nomenclatura e sfidanti irresponsabili e inconsapevoli di cosa significhi governare una democrazia. E intanto l’astensione aumenta.