Se Leu è nata vecchia

Il commento

Firenze, 27 gennaio 2018 - Doveva essere una grande operazione di rinnovamento della sinistra, si sta invece rivelando una modesta manovra di ricollocamento per la passata nomenklatura comunista. Senza nulla togliere al percorso e al valore politico di alcuni di loro, pare di essere a un’adunata di vecchie glorie della sinistra d’antan.

D’Alema, Bersani, Epifani, Cofferati, Migliavacca, Errani fino a qualche giorno fa anche Bassolino, occuperanno in listini sicuri il meglio della pattuglia parlamentare di Liberi e Uguali. A loro si affiancheranno gli esponenti del ceto politico figlio degli stessi apparati, per nulla disposti a cedere il passo a innesti della società civile. Significativa la rinuncia di Pietro Bartolo, il medico salva-migranti che non ha accettato il collegio a rischio offertogli. I sondaggi registrano impietosi una situazione di stallo che pare irreversibile, e anche i più benevoli non vanno oltre il 6/6,5 per cento.

Un fallimento che ha molti padri. Il primo è il leader, mai decollato, mai capace di esprimere una narrazione in grado di accendere gli animi. A Leu i maligni sussurrano che Grasso si è fatto sentire solo per piazzare nei listini un paio dei suoi. Poi il progetto politico confuso, che ha portato Leu a schiacciarsi sul movimentismo della sinistra estrema invece che avere il coraggio di distanziarsi sia dal renzismo sia dai gruppettari alternativi a prescindere. Il risultato è che Leu non cresce a fronte della diminuzione dei voti Pd, in teoria più contigui e facili da prendere, che paiono indirizzatisi verso i 5 Stelle. L’unico vero collante interno è stato l’odio per Renzi. Un po’ poco per rappresentare una novità, diciamo.