Convergenze parallele

Il commento

Firenze, 8 febbraio 2018 - Un ritorno dei ragazzi in grigioverde per un anno o un impegno di qualche mese per il servizio civile. Vista da destra e vista da sinistra, la proposta ha il sapore delle convergenze parallele. Entrambe le versioni di una possibile new age di impegno giovanile esibiscono una valenza etica, e quindi positiva, per rinforzare il senso di appartenenza al servizio del Paese. Se parliamo di servizio civile, o di qualcosa che gli assomiglia, in un momento in cui i valori si sfilacciano e la politica allontana anziché attrarre gli adolescenti, proporre loro un impegno che li avvicina alle istituzioni è un’idea da coltivare.

Per ora è confusa, ma si vedrà. Tutta da studiare. Diverso è il ragionamento su un possibile ripristino del servizio di leva. Oggi quasi tutti i Paesi evoluti, tranne alcuni del Nord Europa, puntano sull’impiego di professionisti perché i soldati del nuovo millennio devono essere altamente specializzati, super preparati, pronti per l’impiego, sempre più ampio, nelle missioni internazionali di peace keeping e di peace making. Solo la preparazione per gli uomini impiegati in teatri stranieri può essere anche di sei mesi. Dunque con la leva sarebbe un problema.

Gli stessi conflitti, spesso a bassa intensità, sono sempre più tecnologicizzati e l’impiego degli uomini tende a essere ridotto. Senza contare la spesa, che per la Difesa dovrebbe raddoppiare. La Svizzera ha perfezionato il modello dell’esercito di milizia dove le ex reclute hanno un richiamo annuale di 21 giorni, ma ha un approccio ridotto nelle missioni estere. L’Italia ha scelto un ruolo più attivo anche per motivi geopolitici nello scenario internazionale. Anche per questo un esercito professionale rimane la via maestra.