I compiti a casa non fanno male

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pierfrancesco De Robertis

Pierfrancesco De Robertis

Firenze, 22 ottobre 2016 - Caro direttore, mi ha molto colpito l’inchiesta del suo giornale rispetto al ‘problema’ dei troppi compiti a casa lamentati da tanti genitori italiani. Addirittura al punto da costituire un ‘fronte popolare’ su Facebook. Da vecchia insegnante oggi in pensione la cosa mi preoccupa un po’, poi penso: forse sono io troppo antiquata?

Sonia Nutini, Lucca

Cara signora Nutini, le confesso che nutro anch’io diverse per plessità su questo tipo di proteste genitoriali. Certo, non credo che obbligare i ragazzi a passare interi pomeriggi su libri e quaderni senza soluzione di continuità sia totalmente educativo. E, aggiungerei, formativo. Non mi sento però di schierarmi dalla parte dei genitori che fanno parte del gruppo Fb ‘Basta compiti’, trincerandosi dietro il fatto che la lezione a casa sia «inutile, dannosa» e addirittura «discriminante e prevaricante» come si specifica nella campagna di Change.org. Sono invece convinto del contrario. Ovvero che i compiti siano utili e, molto, formativi indipendentemente dal percorso di studi intrapreso. Sono altresì convinto che non si possa prescindere da questa attività domestica perché la stessa rappresenta, per i ragazzi, un’importante assunzione di responsabilità. Quella che troppo spesso rifuggono anche per colpa dei loro stessi genitori.