I nonni salvano il lavoro

Il commento

Michela Berti

Michela Berti

Livorno, 28 agosto 2016 - A Livorno c’è fame di lavoro e troppa precarietà soprattutto tra i giovani. Il grido d’allarme arriva dalla Cgil che, solo negli ultimi mesi, è stata in prima fila in pesanti vertenze occupazionali. Aamps, l’azienda rifiuti con 300 dipendenti finita in tribunale con procedura di concordato; Fratelli Elia con 50 persone che temevano di perdere il posto; c’è poi l’ippodromo Caprilli rimasto inesorabilmente chiuso con 8 lavoratori mandati a casa. Per non parlare della Global Service 76 che ha licenziato in tronco 8 donne addette alla pulizia della multisala The Space. Sono solo gli ultimi casi eclatanti che hanno portato gente in piazza a chiedere lavoro.

E non bastano certo il maxi progetto della Darsena Europa – che disegnerà il nuovo volto del porto – e gli sbandierati accordi di programma a placare la fame di chi è appeso agli ammortizzatori sociali destinati ad esaurirsi entro l’anno. Livorno, area di crisi riconosciuta dal Governo, dalla Regione. Si prevedono investimenti che potrebbero portare – il condizionale è d’obbligo quando si tratta di soldi – una bella boccata di ossigeno a un territorio in affanno.

Al momento, però, non è stata creata nuova occupazione e molte famiglie continuano a reggersi sulle pensioni dei nonni. Per fortuna che ci sono tanti anziani che riescono ancora a pagare al nipote l’abbonamento allo stadio. I numeri parlano da soli: i pensionati in provincia di Livorno sono 97.122 (dati Camera di Commercio), il 28,6% è residente nel capoluogo e il reddito pensionistico sfiora i 2 miliardi di euro pari al 35,2% del reddito totale. I pensionati livornesi sono più ricchi dei colleghi toscani e il loro assegno ha un +162 euro al mese. Per fortuna a Livorno un residente su quattro ha più di 65 anni ed è pensionato; altrimenti la vita sarebbe ancora più dura. Livorno è un paese per anziani...