Il "caldo" autunno

L'editoriale

Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Firenze, 3 settembre 2017 - Qualche tempo fa il ritorno dalle ferie si scontrava con l’autunno caldo che coincideva sì con la ripresa del lavoro nelle fabbriche ma soprattutto con la riapertura delle vertenze e gli immancabili scioperi. Battaglie sindacali e caccia al posto di lavoro come un fiume carsico; non ci hanno mai abbandonato riemergendo specialmente nell’ultimo decennio quello della Grande crisi globale. Le aree di emergenza nel nostro territorio sono tante e particolarmente significative. I posti di lavoro a rischio sono pesanti rispetto al complesso dell’economia e dell’industria manifatturiera in particolare. In Toscana le aree di crisi sono soprattutto in provincia di Livorno per l’area siderurgica di Piombino, seconda per estensione in Italia, per la quale non si riesce a individuare un acquirente solido in questa odissea infinita; in provincia di Pisa con la Tmm di Pontedera, in provincia di Massa Carrara e nel comprensorio dell’Amiata. Da aggiungere a questo preoccupante scenario i mancati investimenti pubblici per le infrastrutture che tengono al palo le imprese edili. Urge una svolta. Forte e decisa.

Autunno caldo anche in Umbria che con la ripresa delle attività si ritrova con oltre cento vertenze industriali. Alla Perugina-Nestlè si prospettano più di trecento possibili esuberi, nell’ex Merloni di Nocera Umbra si è in attesa del rinnovo della cassa integrazione per seicento operai; alla Traformec di Panicale sono in pericolo novanta posti mentre rischia il posto un centinaio di impiegati e operai dell’ex Novelli di Spoleto-Terni; un’altra sessantina di ventilati esuberi si vociferano sulla Colussi di Assisi.

Spostandoci sulla Liguria di Levante si riprende con il fiato sospeso perfino per il colosso navale Fincantieri per la valutazione delle ricadute sulla mancata, per ora, acquisizione di Stx France. E anche qui non manca un’altra vertenza pubblica che vede in lite l’Anas e la società costruttrice del terzo lotto della Variante Aurelia (140 lavoratori in cassa integrazione).

Tutto negativo? No, di certo. Sul piatto vanno messe anche le 59mila assunzioni previste per le imprese della Toscana entro ottobre. Si vedrà quale sarà il saldo tra uscite e ingressi e quale sarà, all’esito delle vertenze, l’andamento stesso della cassa integrazione (nel primo semestre di quest’anno scesa del 55 %).

Ecco perché il ritorno dell’autunno caldo, con una doverosa revisione delle relazioni sindacali, resta un appuntamento clou per capire dove vanno le nostre regioni. Non servono assistenzialismo e investimenti a pioggia se si vuole che Toscana e Umbria (e anche lo Spezzino) siano locomotive trainanti dell’economia italiana.