Il nodo scorsoio dell'Autosole

Il commento

Salvatore Mannino

Salvatore Mannino

Firenze, 27 agosto 2016 - E' un altro week-end di passione per l’arteria femorale della penisola, l’Autosole lungo la quale scorrerà fra oggi e domani il traffico del Grande Rientro, il secondo dopo quello di sabato e domenica passati. E sono stati appunto gli ingorghi, le code, i rallentamenti dello scorso week-end a gettare l’allarme sulla capacità di reggere all’impatto da parte di quello che cinquant’anni fa, fra Milano e Roma, fu un miracolo ingegneristico realizzato in tempi oggi impensabili, un simbolo tangibile dell’Italia del Boom.

Ahinoi, ci sono tratti di quell’opera straordinaria, il segno di un paese che rinasceva, che oggi mostrano palesemente la corda e che anzi rischiano di trasformarsi in un collo di bottiglia nel quale va a impaludarsi la circolazione fra sud e nord, così come all’inizio di agosto, in periodo di Grande Esodo, aveva pagato pegno quella fra nord e sud. Due sono i tronchi a rischio: fra Barberino e Firenze nord, alla fine della variante di valico, e fra Firenze sud e Chiusi, compreso tutto il pezzo aretino-senese dell’A1, con effetti che arrivano a lambire l’Umbria, da Fabro a Orte. Lo si è visto proprio una settimana fa quando si sono create gigantesche code, in particolare fra Valdarno, Arezzo e Chiusi.

Il ragionamento è semplicissimo. Il traffico arriva a sei corsie da Orte e a quelle torna nel tratto fiorentino. In mezzo 200 chilometri a quattro corsie in cui non appena la circolazione si intensifica c’è l’effetto tappo. Risolti i nodi della variante di valico e di Firenze, la terza corsia anche lì dovrebbe diventare la priorità. Ma è in programma solo fra Incisa e Firenze ed in progetto (per chissà quando) fra Incisa e Valdarno. Per il resto ancora niente, solo idee alquanto vaghe e senza scadenze. Rischia di diventare un’emergenza nazionale: il nodo scorsoio dell’Italia che si muove in auto.