La verità può essere anche falsa

Il commento

Luca Boldrini

Luca Boldrini

Firenze, 6 dicembre 2016 - Siamo davvero finiti nell’era della «post-verità»? La chiamano così: è la tendenza che si è affermata nel mondo della nuova informazione, quella spesso (molto, troppo) non verificata che corre sui social media. Significa che conta più saper raccontare una bugia che dire la verità. Ne ha parlato Vivian Schiller, già responsabile delle news di Twitter, alla Spezia in occasione del convegno «Cittadinanza InFormazione», organizzato dall’Osservatorio Giovani-Editori di cui è presidente Andrea Ceccherini. Sarà bene non minimizzare: prima di tutto perché le bufale non sono solo una trappola per boccaloni, ma anche per milioni di giovani e giovanissimi che hanno i social media come unica fonte di approvvigionamento di notizie e sono privi di strumenti culturali per capire l’assurdità della presunte notizie che viene loro propinata.

Basti ricordare che quelle più lette sui social americani nei giorni delle elezioni erano il presunto sostegno dato da papa Francesco a Donald Trump e la altrettanto presunta vendita di armi all’Isis da parte di Hillary Clinton. Idiozie, si dirà, chi può credere a tale scemenze? Ebbene, la risposta è che ci credono in milioni.

E sono migliaia gli italiani che hanno abboccato a una delle bufale più cliccate del web, quella che attribuisce alla presidente della Camera, Laura Boldrini, un passato da «ragazza coccodè» nella trasmissione osè degli anni Ottanta «Colpo grosso». A parte che le «ragazze coccodè» erano a «Indietro tutta», ma come si fa a crederci? Eppure lo hanno fatto in tanti. «Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità», diceva qualcuno. Solo che questo qualcuno era Joseph Goebbels, gerarca nazista. Forse conviene davvero non minimizzare.