Banche e borsa, il giusto valore

Il commento

Firenze, 19 gennaio 2017 - Le tre maggiori banche italiane continuano a vivere una stagione di Borsa che, almeno per un paio di loro, non rende merito ai fondamentali che esprimono. Mi riferisco in primis a Intesa Sanpaolo, la quale dispone di uno dei migliori indici patrimoniali a livello europeo, monte impieghi al top, sofferenze limitate, nonostante l’enorme massa amministrata, e una forte capacità di generare valore per i propri azionisti, con distribuzione di cedole, il cui P/e oscilla tra il 6 e il 7%. Il suo fiore all’occhiello è la divisione Corporate che opera, ben oltre l’Italia, in grandi operazioni internazionali: l’ultima è quella portata a termine in Russia in ambito energetico. Nonostante ciò, il titolo è sotto di oltre il 30% dai massimi di 15 mesi fa, e ogni balzo in avanti viene rallentato dalla situazione politica e reputazionale del nostro Paese.

Chi potrebbe raggiungere credenziali analoghe, anche se più circoscritte entro confine, è la neonata Banco Bpm, concepita dalla fusione Banco Popolare e Bpm. Una banca che oltre ad avere i conti in ordine, un coefficiente patrimoniale buono e sofferenze nei limiti previsti dalla Bce, ha pure il merito di essere primo attore nel Nord Italia, un’area con un tasso di crescita paragonabile a quello tedesco, ricchezza diffusa e la presenza della maggioranza di imprese sane e vincenti. Eppure la situazione in Borsa, nonostante un buon recupero da inizio anno, continua ad avere un pessimo -50% dai massimi, in presenza di un potenziale di crescita davvero eccellente.

Diversa la situazione di Unicredit, che pur essendo la banca italiana più internazionale e con il maggior giro d’affari, deve risottoporsi alle purghe di un pesantissimo aumento di capitale, che fa paio con i precedenti. Solo al raggiungimento dell’obiettivo si potrà capire la svolta e la sua entità.

Il ruolo delle banche è centrale per ogni ciclo economico. Di certo molto va ancora fatto per superare errori che hanno pesato in misura rilevante sulla nostra economia, ma la penalizzazione di Borsa, almeno per le tre citate, è assolutamente impropria. Una più equa valutazione darebbe sollievo all’intero listino.