Alzheimer, famiglie da aiutare

Il commento

Stefano Vetusti

Stefano Vetusti

Firenze, 29 maggio 2017 - Il servizio «Pronto badante» funziona bene. Rapido. Concreto. Essenziale. Merito della Regione che lo ha istituito e lo promuove. Offre con garbo informazioni, assistenza, consulenza ai familiari del malato e anche un contributo economico immediato per l’emergenza. Ottimo servizio. Ma non basta per contrastare la nuova piaga della nostra società di anziani, la crescita costante dei casi di demenza e, tra questi, di Alzheimer.

Da un’indagine Censis-Aima gli anziani con forme di demenza sono in Italia 1,3 milioni, in Toscana 85mila, a Firenze 20mila casi. Nel mondo ci sono oltre 40 milioni di malati, gli scienziati prevedono che diventeranno 135 milioni nel 2050. Un’emergenza globale. Le famiglie che hanno un malato di demenza in casa sono costrette a fare salti mortali per prendersene cura e sacrifici economici enormi. Garantire l’assistenza con badante costa (contributi compresi) 1500 euro al mese.

Poi ci sono da coprire con altre persone le ore e i giorni liberi della badante, i festivi, le ferie e se ne vanno altri 400-500 euro al mese. Costi insostenibili per la maggior parte delle famiglie. Alla malattia si aggiunge il dramma dei soldi che non bastano. E’ questa la sfida per il nuovo welfare. Redistribuire risorse per aiutare i più deboli. Per evitare che queste famiglie precipitino insieme ai loro malati. E poi, sull’altro fronte, affidarsi a chi opera da anni nel campo della demenza, come l’Aima, e fare prevenzione – passaggio cruciale – perché la malattia spesso ha un decorso lungo e silenzioso.