Livorno, la forza dei giovani

Il commento

Livorno, 12 settembre 2017 - E’ tornato il sole, su Livorno. Sa di beffa, quasi di accanimento del destino. Dodici ore prima la città era sommersa dalla pioggia e dal fango, piegava la testa alla signorìa della morte, vagava sotto choc fra cadaveri, dispersi e detriti. Poi, un lunedì mattina che non è un lunedì qualunque, si ridesta dopo il colpo proibito inferto sotto la cintura e continua a rimboccarsi le maniche. Già, continua.

Perché prima ancora che si mettesse in marcia la solidarietà esterna, Livorno e i Livornesi hanno cominciato a spalare, a rimuovere la melma, a spostare tronchi e carcasse di auto, a raccogliere i propri morti, a cercare i propri dispersi. Lo hanno fatto in una domenica da tregenda, mentre il cielo impietoso continuava a vomitare ininterrottamente lutti e danni. Tutti, proprio tutti, hanno partecipato in qualche modo alle operazioni di soccorso. Al di là dei professionisti e dei volontari del settore - cui va immensa riconoscenza - si sono mossi tantissimi giovani. Moltissimi davvero.

Una catena umana di ‘under’ ha dato vita al quasi-impossibile. Di più non si sarebbe potuto chiedere. Abbiamo visto i loro visi solcati dalla fatica e dall’angoscia, le loro scarpe e le loro braccia lordate di fango. Li abbiamo visti e sentiti lottare in prima fila. Per tutto il giorno e anche nella notte che ci ha preceduto. È un grande segno, questo, che ritieniamo giusto non passi inosservato ma che, al contrario, vorremmo restasse come esempio. Al pari della mobilitazione degli ultras amaranto, che erano pronti per Livorno-Lucchese ma che sono stati prontissimi a salire su un furgoncino per precipitarsi a dare una mano. Dieci, cento, mille, non importa quante. In ogni caso, mani armate di ammirevole senso civico.