Le ragioni di quel "99" nei prezzi

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 24 maggio 2017 -  Caro direttore, in molte pubblicità vediamo articoli offerti a cifre come 29,99 o 99,99 euro. Ritengo esagerato e indisponente l’uso del numero 9. E quando c’è un articolo offerto a 599,90 mi sento preso in giro. Considero quello sconto un insulto alla mia intelligenza. Lei trova corretto e rispettoso tutto questo?

Paolo Sensini

Caro Sensini, comprendo il suo punto di vista ma la pubblicità e il marketing hanno le loro regole, e in quanto tali vanno rispettate o per lo meno capite. Scrivere che quel certo prodotto costa 9,99 euro fa un effetto diverso che dire 10 euro, ed è proprio su questo, sull’esito psicologico, che i pubblicitari contano. Non mi paiono però grandi tranelli. In fondo se annunciano 9,99 euro e fanno pagare 9,99 euro non c’è trucco e non c’è inganno, al massimo un po’ di illusione ottica. Quello a cui dobbiamo stare attenti sono invece i doppi sensi, le parole dette-non dette o le clausole nascoste in fondo al foglietto illustrativo che ci vengono spesso proposti subdolamente dal linguaggio commerciale. Penso per esempio all’uso di diverse compagnie telefoniche di tariffare ogni 28 giorni abbonamenti spacciati nelle pubblicità per «mensili», quando il mese dura 30 o 31 giorni. Ma è solo l’ultimo dei tanti casi citabili. La realtà è che occorre aguzzare la vista, e cercare di schivare l’inganno. Che non sempre, ma qualche volta c’è.