La solitudine si rimedia con l'aria condizionata

L'editoriale di Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 5 luglio 2015 - Caro Mancini in questo periodo i supermercati e i centri commerciali sono pieni di anziani che passano lì le loro giornate, in cerca di compagnia e di un po’ di refrigerio. A me fanno una grande tristezza: a fronte di tante buone parole non mi sembra che corrispondano adeguati servizi sociali.

Sandra Gheri, Grosseto

L'estate è una stagione cinica, che regala momenti esaltanti a chi può sfruttarli e allo stesso tempo condanna alla solitudine le categorie più vulnerabili. La rete sociale già abbastanza strappata, non ha le forze per proteggere chi ha bisogno di aiuto. Il volontariato non basta, anche perché non integra i servizi, ma spesso li sostituisce perché mancano. Però, gentile signora Sandra, la sua-nostra riflessione non deve essere ridotta al periodo estivo. Il mal di solitudine irrompe ogni qualvolta ci sono motivi di aggregazione, quando l’abbraccio delle persone care sarebbe necessario ma non è possibile e il compagno quotidiano è il soffitto di una stanza, arredata dai ricordi o forse neanche da quelli. Capisco che serva a poco dire che è colpa di una società che emargina, che ha sovvertito il senso della solidarietà umana, della vita di un quartiere o di uno stesso condominio, dove non sempre vale lo spirito di un reciproco soccorso, o per lo meno non come una volta.

E quando la società matrigna viene chiamata a trovare dentro di sé gli strumenti per riparare il danno che essa stessa ha procurato, il sistema si volta dall’altra parte o si nasconde dietro una pietosa ipocrisia. I nostri figli e i nipoti che praticano il nuovismo, si sono persi la civiltà di chi ha vissuto nel secolo scorso, che non era tutta da buttare e che ancora ci appartiene; quando le città erano ancora luoghi di convivenza e di affinità umana, quelle “sovrastrutture” comunicative che oggi abbiamo delegato agli smartphone e a internet. Diceva il cantautore americano Jim Morrison: “La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno”. E questo succede a Ferragosto come a Natale, ma anche negli altri periodi dell’anno nei quali il monologo del vento si perde nel silenzio. E non esiste una chat che possa connettere i sentimenti, né un telefonino che riesca a trasmettere un sorriso. Tutt’al più ci sarà un supermercato che offre un refolo di aria condizionata, anche senza bisogno di fare la spesa. E’ l’ultimo confine della comunità dal volto umano.

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