Ma Halloween ci appartiene davvero?

Il commento

Alessandro Antico

Alessandro Antico

Firenze, 25 ottobre 2015 - Ogni stagione ha le sue ricorrenze e le sue festività. Novembre è il mese tradizionalmente dedicato a coloro che non sono più fra noi. E’ doveroso rendere omaggio a chi ha lasciato questo mondo: bene o male che sia trascorsa l’esistenza, ciascuno ha avuto sicuramente qualcosa da dire. Anche gli ultimi degli ultimi: «Se non sono gigli / son pur sempre figli / vittime di questo mondo», cantava Fabrizio De André. Nella cultura mediterranea, latina, da un po’ di tempo ormai, ha preso prepotentemente piede un’usanza americana: la festa di Halloween. O meglio: l’origine della parola sembra sia gallese, antichissima, e richiama appunto la celebrazione dei defunti. Celebrazione che ancor prima che a stelle e strisce fu egiziana, etrusca, greca, romana (ma anche indietro). Tuttavia, il modo, il gusto, lo stile con cui il momento viene celebrato con Halloween diventa istrionico. Badate bene: non è una critica negativa, la nostra. Analizziamo da cronisti. Ci si veste da streghe o con tute da scheletri, ci si tinge il viso con cerone bianco e rosso, si indossano maschere di teschi, si comprano zucche che poi si intarsiano a mo’ di facce dalle quali spuntano lucine di candele o lampadine. Il tutto condito da grandi happening in discoteca e abbondanti bevute. E’ un modo per esorcizzare la morte, per beffarla, per allontanare il dolore. Su questa notte di Halloween - così intesa - campeggia però fondamentalmente una cosa: il consumismo. I costumi costano, le zucche pure, le birre anche. Si dirà: «costano anche i fiori da portare al cimitero» e anche questa è una triste verità. Ma non potevamo proprio fare a meno di lasciarci travolgere pure da questa ‘festa’ che domina la notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre? I bambini si divertono davvero? Forse loro sì. Ma non dimentichiamoci mai di insegnare loro il rispetto per chi non c’è più. E anche per chi c’è sempre.