Mercoledì 24 Aprile 2024

Moda, Roberto Cavalli, avanti coi russi: "Ma il capo resto io"

Il gruppo passerà alla banca del CremlinoVtb. Il patron: "A giorni la firma". Forse giovedì di Eva Desiderio

Roberto Cavalli (combo)

Roberto Cavalli (combo)

MILANO, 21 SETTEMBRE 2014 - «LA MODA per me è la mia mamma! È la mia vita, la mia grande passione, il mio sogno!», racconta Roberto Cavalli provato dall’emozione dopo la sfilata applauditissima di ieri per la collezione femminile dell’estate 2015 e si capisce che la tensione è allo zenit: per l’impegno creativo e per le trattative in corso con la banca di Stato russa Vtb per la cessione del 60% del brand che lo stilista fiorentino ha fondato più di 40 anni fa, portandolo a un successo internazionale che fa invidia e produce ammirazione. «Vendo, venderò, ma il capo dello stile resto io», dice con impeto Roberto quasi a voler scacciare chiacchiere cattive e inutili che inevitabilmente circolano ogniqualvolta un grande marchio del made in Italy sta per passare in mani straniere, e poi ora con lo scacco delle sanzioni Ue e il nuovo corso sul lusso e dintorni della nomenklatura intorno al presidente Putin. Insomma la Roberto Cavalli, come dice lo stilista, senza Roberto Cavalli non può esistere, anche se il brand presto potrebbe parlare russo. Rumors insistenti intorno al ruolo nuovo che sarà assegnato alla moglie Eva Duringer Cavalli da sempre braccio destro e motore dell’azienda: in molti si domandano se resterà o no in azienda, naturalmente dopo che le sarà riconosciuto tutto per il duro lavoro di questi anni.

IERI si respirava nervosismo tra lo staff della maison e pare esserci stata a metà pomeriggio una riunione importante per mettere a punto gli ultimi passaggi dell’accordo. Tutto dovrebbe essere pronto per la firma tra pochi giorni, addirittura per il 25 settembre, giovedì prossimo. Con Cavalli e il suo uomo di fiducia Daniele Corvasce, sta trattando il potente capo delle attività di private banking di Vtb Capital, Tim Demchenko, che siede anche nel cda di Pirelli. Il 60% pare essere valutato intorno ai 250 milioni di euro. L’incognita maggiore resta quella di trovare un top manager capace di prendere in mano tutta la situazione per poi quotare il marchio in Borsa fra 5 anni.