Roma, 25 novembre 2014 - Quando per rabbia o esasperazione si lancia un oggetto a un collega di lavoro, bisogna pensarci bene e, soprattutto, se proprio non se ne può fare a meno, bisogna scegliere l'oggetto con cura. Si rischia il licenziamento, ovvio. Ma se al collega si lancia addirittura un tavolo, che è pesante e sotterra l'avversario (al quale poi si rifiutano persino le prime cure), neppure i più sottili distinguo della giurisprudenza possono salvare il lanciatore.
MOTIVAZIONI CHIARE - Con queste motivazioni la Cassazione ha respinto il ricorso di uno spedizioniere della Sda Express Courier, che aveva chiesto il reintegro sostenendo che il Contratto nazionale autotrasporti e logistica non prevede che per un fatto del genere la sanzione sia espulsiva. Nella sua sentenza la suprena Corte ha evidenziato come il lancio del tavolo, certamente qualificabile come una «forma di aggressione alla persona», dimostra «una ridotta capacità di autocontrollo nell'ambiente lavorativo e soprattutto l'intenzionalità del comportamento». Ecco il punto: una penna, in uno scatto d'ira, può 'partire'. Ma un tavolo no. E tanto peggio se al lancio segue l'omissione di soccorso.