Caso Forteto / Blitz negli uffici degli assistenti sociali. L’inchiesta non si ferma: ora gli affidi

Acquisite carte per ricostruire le triangolazioni con Asl e tribunale minori / IL FORTETO APPRODA IN PARLAMENTO

l pm Ornella Galeotti e il procuratore capo Giuseppe Creazzo: l’inchiesta sulla comunità del Forteto

l pm Ornella Galeotti e il procuratore capo Giuseppe Creazzo: l’inchiesta sulla comunità del Forteto

Firenze, 7 luglio 2015 - UN VIAGGIO a ritroso nel tempo, ma non troppo. Non troppo perché oltre la linea della prescrizione è inutile avventurarsi. Ma c’è comunque del materiale a disposizione del pm Ornella Galeotti, nuovi spunti per continuare a fare luce sulla vicenda della comunità-cooperativa del Forteto, i cui vertici sono stati recentementi condannati, con pene che vanno da un minimo di dodici mesi fino ai diciassette anni e mezzo inflitti al profeta Rodolfo Fiesoli.

SOTTO la lente d’ingrandimento della procura finisce adesso il sistema degli affidi, quella triangolazione tra tribunale dei minori, Asl e servizi sociali che, nonostante le sentenze (quella definitiva del 1985: due anni a Fiesoli e dieci mesi al suo braccio destro Luigi Goffredi per pedofilia) e la condanna della Corte Europea per i diritti dell’Uomo del 2000, si è tappata gli occhi ed ha proseguito imperterrita ad assegnare alla comunità degli orrori i bambini provenienti da situazioni difficili.

Nei giorni scorsi, la polizia giudiziaria ha fatto un vasto blitz, presso Asl e uffici comunali di diverse località toscane (nel Mugello, nel Pistoiese e nel Livornese), per acquisire tutto il materiale relative agli affidamenti di ogni minore. Le situazioni familiari, le relazioni dei servizi sociali, fino ad arrivare al “timbro” del tribunale, che ha ratificato che quella era la soluzione migliore. Già, ma perché quella era la soluzione migliore?

LE TESTIMONIANZE, la commissione regionale d’inchiesta del 2013, il processo, hanno messo in luce che i bambini finivano spesso al Forteto “in automatico”: nessun controllo preventivo sulle famiglie a cui sarebbero stati affidati – in molti casi i ragazzi finivano direttamente nelle mani della cooperativa, che successivamente indicava quale fosse la “famiglia funzionale” che se ne sarebbe presa cura –; rare, rarissime, le ispezioni durante il periodo di accoglienza, e – è emerso durante i vari dibattimenti –, talune “visite” erano annunciate e in quei casi si metteva in scena un teatrino assolutamente surreale. Perché la realtà del Forteto, teorizzata da Fiesoli, era la divisione fra uomini e donne, gli unici rapporti consentiti erano quelli fra persone dello stesso sesso.

Ma, a quanto pare, queste teorie non sono state un ostacolo per nessun affidamento. Perché?

ste.bro.