Giovedì 18 Aprile 2024

"La bistecca italiana è più sana". Coldiretti aggiunge carne al fuoco

La protesta degli allevatori. Un tutor per difendere la qualità tricolore

La crisi degli allevatori italiani - Grafico Rdc

La crisi degli allevatori italiani - Grafico Rdc

Milano, 6 maggio 2016 - IN UNA SOCIETÀ dove imperversano critiche (spesso infondate) contro la classica fettina la Coldiretti, insieme con gli operatori dell’industria, del commercio, della ristorazione, del turismo e del mondo scientifico, è scesa in campo con migliaia di allevatori, consumatori, cuochi, nutrizionisti e gourmet che hanno affollato il Centro congressi del Lingotto di Torino per la Giornata nazionale della carne italiana. All’insegna di slogan come «salviamo gli allevamenti italiani» piuttosto che «le carni italiane sono più sane, magre e senza ormoni» si è cercato di ristabilire la verità sulla carne.   UNA VERITÀ, testimoniata dalle griglie accese con la nuova figura del tutor della carne promosso da Coldiretti (e presto operativo in tutte le regioni) che insegnerà a scegliere anche i tagli più poveri ma non per questo meno gustosi, e gli agrichef. Per spiegare i primati qualitativi della carne italiana e anche la sua sostenibilità ambientale cercando di diffondere la cultura di scelte consapevoli senza cadere, avverte il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, «in pericolose mode estreme». Tesi avvalorata da personalità come il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, il nutrizionista Pietro Migliaccio, il patron di Eataly, Oscar Farinetti, il presidente dell’Osservatorio Agromafie, Giancarlo Caselli.   DEL RESTO, quasi un italiano su dieci ha detto addio alla carne e nel 2015, secondo il dossier elaborato da Coldiretti, l’allarmismo si è fatto sentire sulla popolazione con gli acquisti delle famiglie che sono crollati del 9% per la carne fresca di maiale, del 6% per quella bovina e dell’1% per quella di pollo come pure per i salumi. Il 7,1% degli italiani si dichiara vegetariano mentre la percentuale di vegani ha raggiunto l’1%. Scelte che hanno portato l’anno scorso la carne a perdere, per la prima volta, il primato nel budget familiare a vantaggio dell’ortofrutta, con una spesa scesa a 97 euro al mese e consumi medi di 85 grammi al giorno al di sotto dei 100 fissati dai più accreditati istituti di ricerca. Un trend negativo in atto da anni, rileva Coldiretti, che rappresenta una rivoluzione epocale perché non si è mai mangiata in Italia così poca carne dall’inizio del secolo scorso con consumi che negli Usa sono superiori del 60%, in Australia del 54%, in Spagna del 29% e in Francia e Germania del 12%. Così, nella Giornata nazionale della carne italiana, sono stati diffusi i dati dell’Oms che confermano l’importante ruolo nutrizionale della bistecca, a cominciare dai bambini.    PER QUESTO, attacca Moncalvo «serve educazione e buonsenso e soprattutto rispetto per tutti i diversi stili alimentari ai quali l’agricoltura può offrire grandi opportunità di scelta grazie ai primati conquistati nella qualità e biodiversita». Ma c’è anche l’import dall’estero (carne a basso prezzo senza il valore aggiunto della nostra sicurezza e sostenibilità) che vede l’arrivo del 40% della carne bovina e il 35% di quella di maiale ha portato negli ultimi cinque anni alla chiusura di 12mila stalle mentre cresce il peso dell’agromafia che genera un giro d’affari di 16 miliardi con almeno 5mila locali della ristorazione nelle mani della criminalità organizzata.

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