Le lezioni della Brexit

L'editoriale del direttore della "Nazione"

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Firenze, 24 giugno 2016 - Il pasticcio Brexit è fatto e a questo punto è inutile piangere sul latte versato. Il tema è invece capire come limitare i danni, anzi, meglio, quale lezione trarre da ciò che è accaduto.

La prima lezione è per l'Europa, intesa come istituzione europea che negli ultimi anni si era troppo arroccata su se stessa, schiava di élite tecnocratiche sganciate dai sentimenti popolari. Ogni forma di governo che si distacca dalla gente prima o poi batte in testa. E anche se nelle istituzioni europee non esiste l'elezione diretta dei governanti e quindi il rischio dell'oligarchia c'è, una profonda riflessione riflessione su questo punto a Bruxelles serve che la facciano.

L'altra lezione è ai nostri governanti, a quelli che come Cameron pensavano di avere in mano le chiavi del futuro e si sentivano tanto forti da indire un referendum per "dominare"  il popolo. Anche in questo caso, più che l'ascolto ha dominato la convinzione di essere "al di sopra" .

L'ultima riflessione è per gli altri stati tentati dall'uscita: osservino che cosa capiterà nel prossimo futuro al Regno Unito, che tipo di ripercussioni economiche ci saranno - e ci saranno - e poi ne riparliamo: inseguire chi abbaia alla luna è facile, disegnare un futuro migliore per i nostri figli molto meno.