La morte della bimba dimenticata in auto, la Regione spinge sul seggiolino salva bebè

Il brevetto risale al 2013. E' stato messo a punto da un gruppo di studenti di un istituto tecnico di Bibbiena

Vincenzo Ceccarelli

Vincenzo Ceccarelli

Firenze, 28 luglio 2016 - Dopo la tragica morte della bimba 'dimenticata' in auto dalla madre a Vada, il "seggiolino salva bimbi", un brevetto italiano premiato dal Centro Nazionale delle Ricerche e messo a punto da un gruppo di studenti di un istituto tecnico di Bibbiena, torna ad essere oggetto di dibattito. L'assessore regionale alle infrastrutture e ai trasporti Vincenzo Ceccarelli ha addirittura segnalato l'invenzione con una lettera indirizzata al ministro alle infrastrutture e ai trasporti Graziano Del Rio e al vice Riccardo Nencini. "In una scuola toscana è stato brevettato un seggiolino che permetterebbe di impedire tragedie come quella di Vada - scrive Ceccarelli -. E' il caso che quell'idea venga presa in considerazione anche dalle istituzioni".

Oltre a segnalare l'opportunità, l'assessore ha anche chiesto un incontro sulla questione. "Il dramma consumatosi in questi giorni a Vada - ha affermato -, con l'ennesima morte di un piccolo innocente, lasciato in auto, è un grande dolore per l'intera comunità toscana". "Di fronte a questi eventi non possiamo restare indifferenti e neppure inerti - ha poi continuato Ceccarelli -. Anche perché la tecnologia ci aiuta a trovare risposte concrete anche a problemi come questo". Il sistema è stato brevettato tre anni fa ed è stato inventato e realizzato dagli studenti dell'Itis Fermi di Bibbiena (Ar). Si tratta di un seggiolino che "avverte" mamma e papà nel caso in cui il bambino sia rimasto chiuso in auto accendendo le frecce, facendo suonare il clacson e addirittura inviando sms ai loro cellulari. I creatori sono 16 ragazzi che all'epoca frequentavano la terza classe, coordinati dal professor Pier Luigi Bargellini con l'assistenza del tecnico Alberto Larghi. "Dalla scuola ci hanno assicurato che produrlo non costerebbe molto – scrive l'assessore a ministro e viceministro – è quindi un progetto sul quale il Governo può intervenire direttamente al fine di salvare vite innocenti".

Sulla stessa linea anche il vicepresidente del Consiglio regionale toscano Lucia De Robertis: "Il seggiolino 'salva bebé' non deve rimanere solo la straordinaria intuizione di un gruppo di ragazzi, del loro professore e del tecnico che li ha supportati. Deve diventare presto un presidio di sicurezza nella disponibilità di tutti". "Stupisce che ad oggi nessuna azienda abbia voluto investire nella commercializzazione di questa idea", aggiunge De Robertis. "Come Regione Toscana - afferma il vicepresidente del Consiglio regionale -, da tempo attenta a sostenere l'innovazione e l'evoluzione tecnologica del manifatturiero, abbiamo il dovere di favorire, per quanto ci è consentito, la messa in produzione di questo sistema e la sua rapida diffusione. Perché nessuno sforzo è eccessivo se utile a salvare anche una sola vita umana". Per questo motivo De Robertis spiega di aver "già chiesto un incontro all'assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo per parlare della questione". L'assessore Ciuoffo sottolinea che "se ci sono le idee per migliorare la vita quotidiana e, come in questo caso, la sicurezza delle persone la Regione è impegnata per accompagnare il percorso di chi vuole innovare con i vari strumenti che ci sono a disposizione".