Zoo di Poppi, rinviato a giudizio per maltrattamento il titolare

Il direttore e proprietario della struttura avrebbe maltrattato l'orso bruno, il lupo bianco, il lupo europeo e cinque gatti selvatici ospitati nello zoo

orso

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Arezzo, 18 settembre 2014 - Per il Wwf è un primo importante risultato raggiunto grazie al grande impegno profuso dalla Procura della Repubblica e dal Corpo Forestale dello Stato. A seguito della chiusura delle indagini infatti, in questi giorni il P.M. ha notificato il rinvio a giudizio per il reato di maltrattamento animale a carico del Dr. Roberto Mattoni, direttore nonché proprietario della struttura. Maltrattamento che sarebbe stato attuato nei confronti dell’orso bruno, del lupo bianco, del lupo europeo e di cinque gatti selvatici.

"La nostra Associazione che congiuntamente ad Enpa, nel gennaio 2012 aveva presentato un esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Arezzo, dalla quale aveva scaturito l’indagine che ha portato al processo - dice il Wwf - ha richiesto l’intervento di uno dei massimi esperti in etologia del nostro paese, il Prof. Enrico Moriconi, Il quale a seguito del sopralluogo ha redatto una dettagliata relazione sullo stato di detenzione degli animali dello zoo. Relazione sulla base della quale il WWF ed Enpa hanno presentato un ulteriore richiesta alla Procura, evidenziando le situazioni emerse dal parere tecnico".

“ Questo risultato è frutto dell’ottimo lavoro d’indagine svolto dal Dr. Rossi e dal Corpo Forestale dello Stato” - afferma Simona Perugini Presidente del WWF Arezzo Onlus che prosegue “Da anni ci battiamo perché sia fatta chiarezza su tutta la vicenda che riguarda la detenzione degli animali presso lo zoo di Poppi. Il fatto di giungere ad un processo” – prosegue il Presidente del WWF Arezzo – significa che indipendentemente dall’esito dello stesso, la situazione riscontrata non è così rosea come la si è troppe volte voluta dipingere e quanto meno è necessario affrontarla in sede dibattimentale.

Sarà quindi il processo, il cui inizio è previsto per la fine del mese di marzo del 2015 a determinare se le specie indicate all’inizio che sono tra le più elusive e necessitano di strutture adeguate alla loro natura comportamentale, sono state detenute in condizioni di maltrattamento.  “Quello che ci preme sottolineare – conclude il Presidente del WWF Arezzo - è che l’unico nostro obbiettivo in questa vicenda è quello di verificare che gli animali siano rispettati in tutte le loro esigenze e non siano oggetto di nessuna sofferenza e in tal senso faremo il possibile per essere presenti in aula come parte offesa”. La detenzione in cattività, anche se riconosciuta dall’ordinamento legislativo del nostro paese, è già una condanna sufficiente per un povero animale senza che sia necessario andare oltre e se ci sono stati comportamenti illegali è giusto che coloro che se ne sono resi responsabili ne paghino le relative conseguenze.