"A Roma per ottenere gli Uffizi 2": il mondo dell'economia accelera sull'idea de La Nazione. Fabianelli: noi su tutti. Sereni: via al progetto

Dopo la politica anche l'economia fa fronte unico sul progetto. "Ma completiamo anche il percorso del museo dell'oro". Boldi: "Pressing su Regione e Governo" / IL COMMENTO Occasione da non perdere

Il deposito degli Uffizi illustrato dal direttore Antonio Natali

Il deposito degli Uffizi illustrato dal direttore Antonio Natali

Arezzo, 28 agosto 2015 - Tutti pazzi per gli Uffizi 2. L'idea lanciata da La Nazione per ora ha trovato solo un muro di consensi. Dopo la politica compatto anche il mondo dell'economia e delle categorie. "Nessuna altra città ha i numeri che può vantare Arezzo sul piano artistico per ottenere questo risultato. Quindi facciamoci sentire a Roma" afferma con il solito vigore il presidente degli industriali Andrea Fabianelli. "Bel progetto: ma portiamolo avanti insieme al museo dell'oro" aggiunge il presidente della Camera di Commercio Andrea Sereni.

I toni non cambiano cambiando i protagonisti. "E' la prova del fuoco: voglio vedere se le varie componenti della città sono pronte o no a remare nella stessa direzione" è la linea di Ferrer Vannetti, il presidente della Confartigianato. E l'altra voce degli artigiani indica la strada delle tante botteghe che tutti giorni aprono in centro. "E' una risposta al lorto coraggio e ai loro problemi" soiega la presidente di Cna Franca Binazzi.

E a tirare una sintesi è il presidente di Arezzo Fiere Andrea Boldi. "Il turismo ha bisogno di scelte di qualità e questa lo è. Ma passiamo alla fase operativa: un confronto e un progetto comune per farci trovare pronti".

La politica si era mossa nella stessa direzione. Era arrivato a ruota l'ok del sindaco Ghinelli, condito dall'impegno di mettere al lavoro la sua giunta e insieme dalle ipotesi sulla sede, che secondo Ghinelli non dovrebbero fermarsi al Palazzo delle Logge ("Ho alcuni problemi logistici su quella sede") ma anche al Palazzo di Fraternita e ad una terza sede sulla quale al momento non si sbottona.

Subito dopo il semaforo verde dei parlamentari. Quelli vicini al Governo, Marco Donati e Donella Mattesini, impegnandosi a coinvolgere nella proposta il Governo stesso, cercando un contatto in tempi brevi con il ministro Dario Franceschini. Entusiastico l'appoggio di Forza Italia per voce del segretario provinciale Maurizio D'Ettore ("Altro che idea, è una proposta sulla quale rifondare Arezzo") e dei Popolari. E il consenso arriva anche dai Cinque Stelle, per voce di Chiara Gagnarli ("E' una buona base sulla quale rilanciare il turismo"), movimento che già aveva annusato la pista, sia pur attraverso il sindaco di Livorno Nogarin.

Sempre sul fronte politico si mette in moto l'assessore regionale Vincenzo Ceccarelli. «Grande idea, proviamo a portarla avanti tutti assieme». Ceccarelli non nasconde le difficoltà. «Sono tante e dure da superare. Mi pare innanzitutto - sostiene il titolare della delega a mobilità e infrastrutture toscane e alla casa - che occorre investire in primo luogo il governo, è una questione che non si risolve con una trattativa tra Firenze e Arezzo o tra Comune e museo. L’impegno dei parlamentari aretini è già un buon segno, come lo è il fatto che non ci siano divisioni politiche. Dobbiamo tutti fare fronte compatto».

Ma Ceccarelli non si limita alle parole, da uomo del fare pensa subito alle cose concrete: «Non appena rientrerò in sede, parlerò immediatamente con la neo-assessore alla cultura Monica Barni, appena nominata dal governatore Enrico Rossi. Con lei cercherò di capire cosa la Regione possa fare per sostenere l’idea nel modo giusto, quali mezzi abbia a disposizione".

Sempre dalla Regione arriva la fumata bianca del vicepresidente del consiglio regionale Lucia De Robertis, che invita a portare avanti in sintonia i due grandi progetti, questo sul Palazzo delle Logge e il museo dell'oro nel Palazzo di Fraternita.

Non solo la politica è convinta dal nostro progetto. Lo sono anche grandi esperti d'arte. In testa Carlo Bertelli, ex soprintendente di Brera e curatore scientifico con Antonio Paolucci della mostra su Piero. "Arezzo è la città giusta per richiedere le opere depositate da anni e mai viste agli Uffizi: ma ho paura che il governo vi dirà di no, la riforma si fonda su un meccanismo che non mi pare molto attento alle realtà territoriali artistiche".

L'idea? Ricordiamola nella sua semplicità. Candidare Arezzo a sede degli "Uffizi 2", una sede nella quale ospitare le opere che non rientrano nel percorso espositivo principale del museo di Firenze e sono pressoché invisibili nei magazzini della Galleria. 

Un po’ sul modello del Louvre, che ha realizzato da anni una seconda sede a Lens, nel nord della Francia, o del Guggenheim di New York, che di sedi distaccate ne ha addirittura due, una a Venezia (e qui la conosciamo bene), l’altra a Bilbao, in Spagna, che ha trasformato una città portuale in crisi in una meta turistica di prim’ordine.

Bene, ma se si candida Livorno, perchè non può candidarsi anche Arezzo che avrebbe in piazza Grande il palazzo ideale per ospitarli davvero gli Uffizi bis? Forse, senza essere presuntuosi, con qualche affinità elettiva maggiore del capoluogo labronico. Perchè il Palazzo delle Logge, disegnato appunto dall’aretino Giorgio Vasari (cui si intitola anche la piazza) è un po’ il fratello minore degli Uffizi, progettati pure quelli dal più importante dei concittadini al servizio dei Medici durante il Rinascimento. Come a dire che ci starebbe anche il gemellaggio, culturale e architettonico.

Basterebbe, insomma, che chi ne ha il potere (il sindaco, come del resto ha subito promesso di fare, magari supportato da un movimento di opinione) prendesse carta e penna e si facesse avanti con Schmidt, il nuovo responsabile degli Uffizi, che prenderà servizio solo a ottobre. A volere, dunque, il tempo c’è.

Potrebbe essere l’uovo di Colombo per una piazza Grande e un centro storico da anni in crisi di asfissia, potrebbe essere il colpo d’ala capace di riportare il più magico del palcoscenici cittadini sotto i riflettori: aretini e molto oltre, perchè un marchio come gli Uffizi è inevitabilmente una calamita per i turisti, in qualsiasi stagione.

Potrebbe essere, perchè no, quella grande idea, quel progetto capace di bucare lo schermo, anche mediatico, che da sempre nella penombra della quinta vasariana, condannata a città del silenzio nemmeno tanto dannunziana, latita, potrebbe essere il salto di qualità per una città che vorrebbe essere turistica ma non lo è, che è un centro d’arte di prim’ordine ma ignorato dai grandi flussi. Basta pensare all’accoppiata: Piero più quel che degli Uffizi non si vede mai. Ed è tanta roba, perchè nei magazzini della galleria ci sono 3 mila dipinti, dal ’300 fino all’arte contemporanea. Certo, non c’è la Venere di Botticelli, ma ci sono altri Botticelli minori, ci sono Tiziano, Tintoretto, lo stesso Vasari, i manieristi, il ’600 e tanto altro ancora.

Oltretutto, una sede distaccata degli Uffizi veri si sposerebbe splendidamente con gli Uffizi dell’oro, il piano lanciato da Klaus Davi e ripreso in campagna elettorale da tutti i candidati: il museo dell’oro nella città dell’oro, dentro l’altro palazzo capolavoro della piazza, quello di Fraternita. E’ ovvio che bisognerebbe sgomberare le Logge dalle attuali destinazioni, ma ora come ora non c’è niente che non possa spostare. Basta volerlo. E volere è già un po’ potere.