Tutti pazzi per il vino aretino, l'export cresce del 7% in un anno

La nostra produzione apprezzatissima in Germania e in Olanda

AL VINITALY Gli aretini allo stand della Canera di Commercio, apprezzatissimo alla grande  fiera di Verona. Da sinistra: Giuseppe Salvini, Mario Rossi, Andrea Sereni

AL VINITALY Gli aretini allo stand della Canera di Commercio, apprezzatissimo alla grande fiera di Verona. Da sinistra: Giuseppe Salvini, Mario Rossi, Andrea Sereni

Arezzo, 26 marzo 2015 - Diceva Goethe che la vita è troppo breve per bere vini mediocri e gli aretini lo hanno preso alla lettera. I nostri produttori negli anni sono riusciti ad alzare talmente tanto il livello della produzione vitivinicola da fare del territorio una delle realtà emergenti più interessanti a livello nazionale e non solo. Lo si è visto al Vinitaly appena concluso, dove la spedizione aretina era molto nutrita. Da un lato c’erano dieci produttori e sessanta etichette riunite nello stand della Camera di Commercio e di Strade del Vino che ha riscosso numerosi consensi. Dall’altro c’erano i produttori che si sono presentati in stand singoli e tutte le realtà destato curiosità e l’attenzione.

Il vino aretino, infatti, sta conoscendo un vero e proprio boom che si traduce in un aumento delle vendite soprattutto fuori dai confini nazionali. Per dire, nel 2014 abbiamo esportato vino per circa 80 milioni di euro, con una crescita che ha sfiorato il 7% rispetto all’anno precedente. Un dato che la dice lunga su quanto stia crescendo l’attenzione verso le produzioni di questo territorio, che può contare su una superfice oltre 6 mila ettari di viti, che producono vino comune da tavola per il 15%, vino Igt per il 25% e vino doc per la restante parte, la parte maggiore, per un totale di 200 mila ettolitri l’anno. La qualità aretina è apprezzata soprattutto in Germania, Paese verso il quale abbiamo esportato quasi 40 milioni di euro, la metà del totale. Seguono Paesi Bassi, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, mentre l’Asia resta ancora un mercato di sbocco marginale. Cala un po’, invece, il mercato interno, si vende meno ma si vendono prodotti di maggiore qualità. Insomma, si beve meglio.

Il vino è diventato così risorsa e una sfida allo stesso tempo per continuare ad aumentare la qualità e conquistare sempre più ampie fette di mercato. UN IMPEGNO che la Camera di Commercio ha preso a cuore già da qualche tempo, come spiega il presidente Andrea Sereni: «Oggi c’è una grande riscoperta della cultura del bere bene che ha fatto sviluppare anche un nuovo modo di fare turismo, non è un caso che negli spazi del Vinitaly siano stati in molti a chiedere informazioni sul territorio, cosa c’era di bello da vedere, dove poter alloggiare. È necessario legare i vini italiani al territorio d’origine, solo così possiamo competere con Paesi che hanno costi di produzione di gran lunga inferiori ai nostri». Punta sulla qualità anche il segretario generale della Camera di Commercio Giuseppe Salvini che commenta: «I produttori in questi anni hanno fatto un enorme lavoro che ha portato a una crescita invidiabile in pochissimo tempo. Adesso è indispensabile proseguire su questa strada»