Tumore al seno, la campagna di prevenzione della Fondazione Veronesi ad Arezzo

Oggi seminario in Fraternita con gli esperti. Tutti i numeri della malattia. Come contribuire alla ricerca

paolo veronesi

paolo veronesi

Arezzo, 18 ottobre 2014 - Sabato 18 ottobre alle 16,30 alla Fraternita dei Laici la delegazione di Arezzo della Fondazione Veronesi organizza un seminario sulla prevenzione. Ottobre infatti è il mese dedicato alla cura e alla prevenzione del tumore al seno; conoscere i fattori di rischio e quelli di prevenzione, essere consapevoli dei sintomi e sapere a quale età iniziare i controlli sono strumenti essenziali per diminuire il rischio di ammalarsi o di aumentare le probabilità di  esito positivo qualora venga diagnosticata la malattia.  “Prima viene diagnosticato un tumore al seno, maggiori sono le probabilità di guarigione, che possono arrivare fino al 98% se il tumore è identificato in fase preclinica, ovvero quando non dà ancora sintomi evidenti ed è al di sotto di 1 cm di dimensione” dichiara Paolo Veronesi, Presidente della Fondazione Umberto Veronesi e Direttore della Chirurgia Senologica Integrata dell'Istituto Europeo di Oncologia.

“I controlli periodici individuali devono iniziare già a 30-35 anni con un’ecografia mammaria annuale e dai  40 anni anche con una mammografia annuale, l’unico esame in grado di identificare ad esempio le micro-calcificazioni che sono spesso una spia di una iniziale lesione tumorale. L’età dai 30 ai 50anni è in effetti la più delicata dal punto di vista diagnostico, poiché coesistono tutte le patologie, benigne (fibroadenomi, cisti, displasia) ma anche neoplastiche” spiega Paolo Veronesi.

La ricerca finanziata da Fondazione Veronesi sul tumore al seno In poco più di 20 anni la probabilità di guarigione da un tumore al seno è raddoppiata; ad oggi è intorno al 90%, che può arrivare fino al 98% se il tumore è identificato in fase precoce. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la ricerca medica e scientifica. Fin dalla sua nascita nel 2003, Fondazione Veronesi è impegnata in azioni di prevenzione e sensibilizzazione alla lotta contro il tumore al seno, e nel sostegno della ricerca. Solo nel 2014 Fondazione Veronesi ha finanziato 28 medici e ricercatori specializzati nel tumore al seno, di cui 10 selezionati attraverso Pink is Good, il progetto di Fondazione specificamente dedicato al tumore al seno e che vede la partecipazione di numerosi partner e aziende. Un totale di 7500 ore di lavoro di medici in corsia impegnati nella cura delle pazienti e di ricercatori nei laboratori al lavoro sui filoni più all’avanguardia della ricerca, solo nell’ultimo anno.

La Delegazione di Arezzo della Fondazione Umberto Veronesi, coordinata dalla Dottoressa Laura Carlini, nell’ambito delle  molteplici iniziative che ad ottobre la Fondazione porterà avanti su scala nazionale (www.pinkisgood.it) ha organizzato per sabato 18 ottobre 2014 alle ore 16.30 inoltre, presso il Palazzo di Fraternita si terrà un Seminario dedicato alla prevenzione a cui prenderanno parte la dottoressa Lorenza Meneghetti, Vice Direttore dell'Unità di Radiologia Senologica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e la dottoressa Chiara Segrè, biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, Supervisore Scientifico della Fondazione Umberto Veronesi.

Chi fosse interessato a mettersi in contatto con la Delegazione di Arezzo della Fondazione Veronesi, con sede in Via Cavour 50, può utilizzare l'indirizzo e-mail: [email protected], oppure contattare il numero 0575 27695.

 

 

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Mediamente le donne italiane spendono all’anno più per abbigliamento e cure estetiche rispetto ai controlli per la salute. Lo rivela un sondaggio online condotto nel mese di luglio da AstraRicerche per Fondazione Veronesi presso un campione di 1.006 donne tra i 18 e i 65 anni. La salute Dichiarano di spendere in media 221 € all’anno per i check up periodici della salute mentre ne spendono 259 per l’estetica (parrucchiere, estetista, cosmetici,...), o ancora di più, ben 395 € all’anno, in abbigliamento. Per non parlare delle vacanze, per le quali si spende ben più del doppio (531 € all’anno). Si considerano in generale in buona salute (anche se solo il 13% definisce il proprio stato di salute molto buono mentre ben il 58% abbastanza buono, in particolare le più giovani, fino a 34 anni) ma sono preoccupate di possibili peggioramenti nei prossimi 5-10 anni: il 12% è molto preoccupata e un ulteriore 42% lo è abbastanza (in questo caso sono più preoccupate le over 35enni).  

Circa due terzi delle donne intervistate dichiarano di attivarsi (molto o abbastanza) per raccogliere informazioni sui temi relativi alla salute. Le principali fonti di informazioni utilizzate sono il medico di famiglia (58%), i programmi televisivi (53%), i siti specializzati in medicina/salute (48%) o altre tipologie di medici (48%), pur sapendo che la categoria dei medici rappresenta la fonte più autorevole e attendibile (79% i medici di famiglia, il 67% gli altri medici), seguiti dai siti specializzati in medicina e salute (60%) e dalle riviste specializzate (53%). Ancora due terzi delle donne 18-65enni dichiarano di impegnarsi per avere (e mantenere) un buono stato di salute: il 19% si impegna molto e un ulteriore 56% si impegna abbastanza. Diverse le attività svolte con l’obiettivo di mantenersi in salute (la prevenzione tramite esami di controllo si trova al quinto posto ed è praticata da poco più della metà delle 18-65enni):  Seguono un’alimentazione sana e bilanciata (72%)  Non bevono o comunque limitano il consumo di alcool (67%)  Non fumano (64%)  Limitano l’uso di farmaci (63%  Fanno esami di controllo periodici/preventivi (56%) Il tumore al seno Praticamente tutte sanno che il tumore più diffuso tra le donne è quello al seno (94%) seguito da quello alle ovaie (64%). Gli altri tumori sono considerati diffusi tra le donne italiane in misura decisamente inferiore. Più dell’80% ritiene che l’età a cui tipicamente si manifesta il tumore al seno sia compresa tra i 35 e i 54 anni anche se circa il 60% pensa che possa colpire anche molto prima, collocando l’età minima tra i 18 e i 34 anni. Oltre a sapere che si tratta del tipo di tumore più diffuso tra le donne, quanto sono informate sulla reale diffusione, sulle cause, sui comportamenti da adottare e su quelli a rischio? Meno della metà ha una conoscenza almeno discreta del tumore al seno (solo il 15% ne ha una conoscenza davvero buona): sono meno informate le più giovani e le residenti nelle regioni del centro-sud ma una maggiore informazione sarebbe utile a tutte le età e a tutte le latitudini.   Se quasi tutte sanno che la predisposizione genetica è il principale fattore di rischio del tumore al seno (90%), poco più della metà (56%) sa che i rischi aumentano anche in caso di comportamenti non salutari come sedentarietà e alimentazione scorretta. Ci sono poi ancora una serie di falsi miti da sfatare, per esempio il 22% crede che i deodoranti e la depilazione alle ascelle aumentino il rischio di contrarre un tumore al seno. Ma soprattutto ancora molte donne non conoscono l’effettiva diffusione del tumore al seno: solo il 46,6% ha dichiarato di sapere che in Italia si scoprono 4 nuovi casi di tumore al seno ogni ora (sono infatti circa 46.000 le donne ogni anno si trovano davanti a tale diagnosi). Buona parte della conoscenza della malattia deriva probabilmente da una esperienza diretta: il 65% delle intervistate ha amiche/conoscenti che hanno avuto un tumore al seno (con evidenti differenze a seconda dell'età - 46% tra le più giovani contro il 77% delle 45-54enni) e per il 30% ad essere colpite sono state donne di famiglia. La prevenzione Grande importanza viene attribuita alla prevenzione cosiddetta ‘secondaria’ (visite mediche, test, analisi periodiche) con la quale ben l’85% delle donne ritiene si possa “scoprire un eventuale tumore in fase precoce consentendo di eliminarlo senza conseguenze rilevanti”. Da notare come ancora l’11% delle donne (percentuale che sale ben al 26% tra le giovanissime) nutra aspettative errate e sia convinta che i controlli preventivi possano evitare l’insorgere della malattia. Quali le attività di prevenzione più conosciute? Naturalmente la mammografia, conosciuta dal 93% delle intervistate (soprattutto tra le ultra 45enni ma con buone percentuali anche tra le più giovani). Preoccupanti invece i dati relativi alle altre forme di prevenzione: l’autopalpazione è conosciuta dall’88% delle donne ma la percentuale tra le giovanissime – 18-24enni - è solo il 75%. Lo stesso dicasi per la visita senologica (73% a totale 59% tra le 18-34enni) e per l’ecografia (70% a totale vs. 53% delle 18-24enni). Eppure proprio per le giovanissime la prevenzione del tumore al seno deve iniziare presto: due terzi delle donne indicano tra i 30 e i 40 anni l’età in cui cominciare ad effettuare analisi e test – come consigliato dagli esperti che invitano a sottoporsi ad un'ecografia annuale di controllo le donne che hanno tra i 35 e i 45 anni. Il 36% delle 18-24enni fissa invece già intorno ai 20 anni l’età per cominciare la prevenzione del tumore al seno. E se i medici sono le figure più autorevoli, in grado di spingere le donne a fare prevenzione (ginecologo/senologo in primo luogo – 71% seguito dal medico di famiglia 63%) un ruolo molto importante per le più giovani hanno le donne di famiglia – madri, sorelle, nonne sono indicate dal 36% del totale campione ma dal 51% delle 18-34enni. Se in teoria c’è un discreto livello di preparazione nei confronti della prevenzione del tumore al seno, il passaggio alla pratica vede invece peggiorare la situazione. A totale campione solo il 61% dichiara di svolgere personale attività di prevenzione – tra le 18-24enni si scende a 24% e 39% tra le 25-354enni – ed è in particolare grave il dato relativo all’autopalpazione che non viene mai svolta dal 14% delle donne. Il 38% dichiara di non svolgere attività di prevenzione per distrazione, il 25% per i costi elevati delle analisi, il 21% perché non sa cosa deve fare. Un altro 18% per paura e il 15% per i tempi di attesa lunghi. Sono dunque diverse le barriere all’attività di prevenzione del tumore al seno, ma molte di queste potrebbero essere abbattute con una migliore informazione. La maggioranza delle donne madri di figlie tra i 12 e i 18 anni dichiara di preoccuparsi della prevenzione del tumore al seno anche nei confronti della figlia (solo il 4% dichiara che sua figlia dovrà occuparsene da sola senza il suo intervento). Solo la metà però dichiara che insegnerà alla propria figlia ad effettuare tutti i mesi l’autopalpazione.