Tragedia di S.Leo, la rivolta delle mamme: "L'investitore deve restare in carcere"

Lettera delle madri dei compagni di classe di Letizia. "Ogni cavillo tradirebbe il senso di giustizia". "Ci mancano le persone che abbiamo perso". "Ci vuole la legge sull'omicidio stradale"

Fiaccolata in memoria delle vittime dell'incidente di San Leo

Fiaccolata in memoria delle vittime dell'incidente di San Leo

Arezzo, 14 febbraio 2016 - Le mamme dei compagni di classe di Letizia si mobilitano contro la possibilità che Danut Alexe, l'investitore romeno, ritorni libero con il ricorso presentato dal suo legale al trbunale del Riesame e chiedono venga approvata al più presto la legge sull’omicidio stradale. Insomma, la tragedia di San Leo che ha portato alla morte di Barbara e della figlia Letizia rimane una ferita aperta.

«Da giorni - scrivono - leggiamo le dichiarazioni sui sentimenti e sui pensieri del responsabile di questo tragico evento, nonché l’insistenza nel richiedere, attraverso il ricorso, una pena meno afflittiva». Ma loro dicono no. «Abbiamo deciso di scrivere questa lettera aperta, affinché tutti i cittadini indignati come noi possano leggerla sperando di promuovere un sentimento di vera giustizia; quella giustizia universalmente conosciuta, che purtroppo vediamo spesso calpestata e capovolta grazie a professionisti che riescono a muoversi bene nella nostra controversa struttura legislativa.

Quando si uccide si va in prigione senza se e senza ma. Questo ci è stato insegnato. Ogni individuo ha il dovere morale e civile di non arrecare danno al prossimo. Questo insegniamo quotidianamente ai nostri figli, il rispetto delle regole e della vita sono i valori su cui si fonda la nostra civiltà; chi non ha acquisito questi valori non è in grado di essere accettato dalla società e deve fare un percorso di rieducazione per espiare le proprie colpe».

Quindi? «NIente cavilli burocratici», sarebbero «un tradimento al senso di giustizia, un fallimento della civiltà e un’offesa incomparabile a una famiglia che ha perso tutto». Poi il ricordo di chi non c'è più. «Potremmo descrivere per ore quanto abbiamo amato Majena e Letizia e quanto fosse fondamentale per la nostra vita averle al nostro fianco tutti i giorni. Una famiglia con valori solidi che accoglieva e aiutava il prossimo, una famiglia esemplare finita, distrutta».

E questo «per il comportamento di questo individuo, che non è stato capace di pensare ad altri che a se stesso, dimostrando irresponsabilità e gretto egoismo». E solo con la legge sull'omicidio stradale, concludono, «tragedie come questa» possono trovare «finalmente piena giustizia».