Sul set insieme a Deodato: un ruolo ispirato ad Amanda Knox. L'ascesa di Carlotta Morelli sul grande schermo

SUL SET Carlotta Morelli durante le riprese del film «Il giorno dopo», girato interamente in inglese tra Roma e Orvieto

SUL SET Carlotta Morelli durante le riprese del film «Il giorno dopo», girato interamente in inglese tra Roma e Orvieto

Arezzo, 6 ottobre 2015 - Quattro studenti nella notte di Halloween giro per festeggiare. Sono Lenka, un ragazza della Repubblica Ceca, Elizabeth, inglese, entrambe in Italia grazie al progetto Erasmus, poi ci sono Jacopo, il fidanzato di Lenka e Duke, quello di Elizabeth. Poi accade la tragedia: il giorno dopo Halloween al risveglio i ragazzi trovano il cadavere di Elizabeth. Parte da qui «Il giorno dopo», il film di Ruggero Deodato che uscirà nel 2016 e ha tra i protagonisti l’attrice aretina, trasferita a Londra, Carlotta Morelli. Evidentemente ispirato al caso di Meredith Kercher, il film però segue altre strade, come racconta la stessa Carlotta: «Nel film si parla delle sei ore che vanno dalla mezzanotte del 31 ottobre fino alle sei del mattino, e cerca di ricostruire gli avvenimenti, il mio ruolo è quello di Lenka. In generale la storia è incentrata su un certo tipo di giovani, quelli che si lasciano andare alla droga e ai vizi». Il film è stato girato tra Roma e Orvieto, in inglese. Per l’attrice è un momento fondamentale, anche perché, spiega, girare con Deodato: «È stata davvero un’esperienza esaltante, che mi ha arricchita tantissimo. Lavorare con un nome di questo calibro, per una persona della mia età, è il massimo. Oltretutto, lui lascia molto spazio anche all’improvvisazione, spesso abbiamo girato scene che non erano nel copione, creandole tutte insieme. Per me è stato veramente importante». Anche perché non è stato semplice calarsi nei panni di Lenka/Amanda Knox: «Io come gli altri colleghi sul set abbiamo dovuto calarci nella parte di persone sempre poco lucide per via dell’uso di droghe ma allo stesso tempo fortemente emotive. Però, si sa, non si giudica mai il proprio personaggio, si cerca di capirlo ed è stata questa la parte più dura e interessante del mio lavoro».