Konchalovskij: "Città set ideale" dice al sindaco. Ma nel film sembrerà Firenze FOTO

Folla intorno alle riprese del film su Michelangelo: Logge e piazza Grande trasformate. Casting volante per le ultime comparse. Oggi a Monte San Savino

Konchalovskij sul set di Arezzo

Konchalovskij sul set di Arezzo

Arezzo, 7 ottobre 2017 - «Motore,. Azione». Per un pugno di secondi, faticosamente gestiti dal personale di controllo del set, cala il silenzio sul centro storico. Non vola una mosca, neanche intorno alle vacche chianine selezionate dal casting, e se volano lo fanno sottovoce. Subito dopo ecco il volo non delle mosche ma delle comparse: frati, mercanti, accattoni, cartomanti. Il gran bazar delle Logge Vasari, il colpo d’occhio cinquecentesco che Konchalovskij ha voluto ambientare ad Arezzo intorno al suo Michelangelo, entra in movimento.

Lì per lì è come quando premi l’interruttore nei presepi viventi: un attimo prima sono tutti congelati, piccole statue di cera, un attimo dopo c’è la vita, sia pur in miniatura, che batte in pochi metri quadrati. E’ il giorno di Michelangelo: ma anche del ritorno di un grande set nel centro storico. Anche se quello che vediamo in piazza Grande non sarà quello che vedremo al cinema. In fondo a via Vasari un grande schermo copre lo sfondo proprio della piazza.

E i beninformati assicurano chelì, al momento del montaggio, ci finirà Firenze. Sarà un po’ come se le nostre colonne diventassero l’affluente di piazza della Signoria. Inconfondibili per noi, del tutto invisibili al resto del mondo. Una piccola beffa: simile a quella del «Paziente inglese», lì dove gli affreschi di Piero campeggiano ma in base al soggetto sembrano collocati a Pienza. E a Pienza qualche turista meticoloso continua a cercarli.

«E’ un peccato ma abbiamo spiegato al regista – commenta l’assessore Comanducci – che ci piacerebbe prendesse per una volta la città come focus vero di un grande film». Di certo al maestro russo, due volte Leone d’argento a Venezia, anzi tre considerando i cortometraggi, una casa dalle parti di Foiano, la città piace da pazzi. «Lo abbiamo incontrato con il sindaco – racconta Comanducci – e ce ne ha parlato come un set ideale: ci sono scorci già pronti anche senza fare nulla». Come via Pescaia, terra battuta e il set è pronto.

Ma sotto le Logge brulicano le comparse. Il famoso casting estivo c’è stato e a due passi da qui. Il grosso è stato scelto a Castiglion Fiorentino. Ma nei film di Konchalovskij le presenze non finiscono mai: ai fianchi del set continua la caccia ad altri volti. Servono uomini8 ai 90 anni: uno riceve la telefonata e corre (pare diano 100 euro al giorno), neanche mezz’ora ed è già truccato da barbone. Trucco e parrucco curati nel palazzo di Fraternita. «Lo abbiamo messo a disposizione – spiega il rettore Pier Luigi Rossi – e speriamo che queste operazioni rilancino l’immagine della città».

Non facilissimo fino a quando Arezzo sarà «truccata» da Firenze ma comunque tutto serve per arricchire i fascicoli delle film commission e trovare nuove occasioni, aspettando quella buona. Il maestro russo, bretelle blu sotto il maglione color aragosta, non parla se non alla sua troupe e ai suoi attori. Una tenda davanti al palazzo di Fraternita è lo studio volante: negli schermi passano le immagini delle riperse, la fotografia è straordinaria. Per chi ama i film dell’artista ma anche per chi ama Arezzo, in un incrocio di colori pastello da brividi.

L’acquazzone finale non aiuta, la postazione resta montata,oggi dovranno essere rifinite le scene prima di trasferire tutto il set a Monte San Savino. Nelle pause il regista si riposa in un camper di piazzetta del Commissario, i suoi tengono al largo qualunque fastidio. Un signore vestito da Dante tenta di infiltrarsi in centro ma viene allontanato subito: un po’ perché abusivo e un po’ perché anacronistico nella tela cinquecentesca che si va componendo.

Il protagonista Alberto Testone si divide tra il set e i tavolini del caffè. E’ il sosia naturale di Pasolini in mille film ma qui la barba lo trasforma, come buona parte degli attori che brulicano se solo dici «azione». In un angolo le mamme lo puntano: non per la bellezza ma per capire con chi divideranno la scena i figli, tutte comparse. La scena e le foto che la gente scatta a ripetizione. Riprendendo il set, i cavalli, la carrozza e un bue chianino che perplesso alza il muso sull’orlo di questa strana città del ’500.