Jovanotti in vetrina: è uscito il nuovo disco preparato a Cortona FOTO

La giornata chiave per il rapper. Vi riproponiamo l'intervista che il cantante aveva concesso a La Nazione Arezzo sui rapporti con la sua città

Jovanotti nel suo studio di Cortona

Jovanotti nel suo studio di Cortona

Arezzo, 1 dicembre 2017 - E' arrivato il gran giorno: ieri è uscito "Oh vita!", il nuovo disco di Jovanotti. Quattordici pezzi, un ritorno alle radici rap e non solo, i mattoncini di un tour che nei prossimi mesi girerà come una trottola per tutta Italia. La nuova scommessa dell'artista, ancora una volta in gran parte preparata a Cortona, la sua terra e il suo ritiro, dpove, confessa nelle interviste a raffica in uscita oggi, ha portato Rick Rubin, il produttore americano del disco ma anche uno dei talenti della muisica america, avendo lanciato tra gli altri i Beastle Boys.

Con l'occasione di riproponiamo l'intervista che il cantante ha concesso pochi giorni fa a La Nazione Arezzo proprio sulle sue radici profonde a Cortona e sui suoi rapporti con il territorio. Erano le ore delle prove nella Fortezza del Girifalco di Cortona. Chiuso nelle «segrete stanze» del bastione Santa Margherita con la band e lo staff per preparare senza sosta il tour di febbraio. 

Potresti preparare il tour in tutto il mondo: come mai sempre Cortona? Affetto, scaramanzia, comodità, legame profondo? «Questo posto è perfetto, da sempre. Isolato con muri di 5 metri, non prende nemmeno il cellulare e la band non si distrae nelle prove. E poi a Cortona vengono tutti volentieri».

Nel disco ci sono passaggi ispirati dalla città, dai personaggi, dagli scorci? «Un giorno scriverò un disco intero su Cortona. Mi ricordo che quando ero piccolo l’azienda autonoma turismo, che ora non c’è più, distribuiva un opuscolo intitolato ’Cortona la città del silenzio’. Per me è così: è l’unico posto dove riesco a fare silenzio e allora succede che immagino tutto quello che è lontano, riesco ad arrivare con lo sguardo e il luogo dove mi trovo finisce per scomparire. E’ per questo che mi piace, io qui divento invisibile anche a me stesso». 

Come sono gli orari di queste giornate di ritiro professionale? «Si suona dalle 10 di mattina alle 9 di sera con un’oretta di pausa per pranzo».

Cosa unisce il Lorenzo di Radio Foxes con le pareti insonorizzate con i cartoni delle uova e il Lorenzo di oggi al Girifalco? «Che queste pareti sono larghe quattro o cinque metri e le uova non servono. Da quel piccolo studio di radio Foxes avevo l’impressione di essere in diretta col mondo; nella fortezza, lo dice la parola stessa,  ci barrichiamo e lasciamo tutto fuori, per concentrarci e sperimentare ciò che porteremo in tour a febbraio».

La Fortezza è una scommessa di famiglia, anche tua moglie ci ha investito idee ed energie: come potrebbe fare il salto di qualità? «La Fortezza è dei cortonesi, di proprietà della città, e mi sembra che i ragazzi di On the Move stiano facendo un ottimo lavoro, già un bel punto di partenza».

Ti sei sempre definito un cittadino del mondo, legato all’idea di non legarti a niente: ma con gli anni il tuo legame con Cortona cresce o si attenua? «Questo legame è la mia certezza, una delle pochissime che ho. Noi passiamo, Cortona è sempre qui, da 3 millenni, lei con il monte Amiata davanti e tutta questa valle bellissima, e alle spalle l’Umbria mistica e selvaggia. E ovunque sono nel mondo, penso all’Annunciazione che se ne sta lì sul muro del museo diocesano, alla pelle del viso della ragazza, alle ali dell’Arcangelo, e mi accorgo che il mio legame è molto forte, più forte di me».

Anni fa presentasti il disco con un grande evento al Signorelli. Mai pensato di riproporre questa location?  «E’ difficile per me rifare le cose, non mi diverto come vorrei e non sono tipo da revival. Il Signorelli è un posto che amo, se un giorno salta fuori un’idea, quello è un luogo adatto a tante possibilità. Se, cosa molto possibile, farò un tour «acustico», ti dico già che potremmo debuttare lì».

I tuoi amici del mondo dello spettacolo riesci a farli innamorare di Cortona? «E’ cosa più facile del mondo impazzire per la nostra città. Tutti la amano anche dopo mezz’ora che sono qui».

Serata al Mix indimenticabile: darai una mano al rilancio di questo festival? «Non sono buono a dirigere le cose, lascio anche che sia la musica a dirigermi, io mi metto in ascolto delle cose che mi frullano dentro. La direzione artistica è mestiere per chi lo sa fare, e mi auguro che prima o poi qualcuno lo faccia. Il Mix ha un bel potenziale ma non una direzione, ha buona volontà intorno e persone valide, ma non c’è un direttore artistico. io non lo so fare e forse neanche il tempo di seguirlo»