Arezzo, 15 aprile 2014 _ Pensi ad Arezzo e, forse, la prima parola che viene in mente è oro. Oppure all’arte, ad esempio gli affreschi di Piero della Francesca. Due realtà, quella dell’oro e quella dell’arte, legate a doppio filo. Un legame che sarà ribadito ancora una volta mercoledì 16 aprile alle 11,30 con l’inaugurazione della mostra «L’oro nei secoli dalla collezione Castellani», che resterà aperta fino al 2 novembre nella basilica di San Francesco. Sarà ripercorsa la storia dell’oreficeria italiana e non soltanto attraverso i gioelli, di cui è stata preparata una selezione ampia e prestigiosa, ma anche con documenti d’archivio e un innovativo allestimento multimediale. Il periodo preso in considerazione è il diciannovesimo secolo, un momento di grande fermento politico e culturale, in quel secolo l’unità d’Italia è diventata realtà e ci sono state grandi scoperte archeologice nel Lazio e in Etruria.

L’esposizione, curata da Alfonsina Russo e da Ida Caruso, è inoltre arricchita da un’antica bottega orafa, ricreata grazie alla collaborazione di Argenterie Giovanni Raspini. La bottega è stata ricreata nei minimi particolari, con antichi coralli, vasi e stampe del settecento. I visitatori potranno anche ammirare un orafo al lavoro al suo banco con tutti gli strumenti del mestiere, cesello, utensili per ottenere l’antica lavorazione a sbalzo e una macchina schiacciafilo insieme ad un laminatoi. Si potrà respirare, insomma, tutta la calma operosità degli artigiani orafi di quel tempo.


Come da titolo dell’esposizione, i protagonisti principali sono i pezzi provenienti dalla famiglia Castellani, che per tutto l’Ottocento lanciarono una moda destinata a contagiare tutta l’Europa, quella del gioiello archeologico.
Gli anni cinquanta e sessanta dell’Ottocento furono un momento di particolare prestigio per i Castellani, la fama della bottega arrivò fino a Parigi e Vienna, divennero tra gli orafi più richiesti e ricevettero ordinazioni imporanti, su tutte quelle della casa reale inlgese e quelle di casa Savoia.


Sul finire del secolo, per la bottega Castellani iniziò la parabola discendente fino al 1919, quando Alfredo, l’ultimo erede, decise di passare l’intera collezione allo stato italiano, i pezzi sono conservati nel Museo nazionale Etrusco di villa Giulia. Nel 1927 la bottega ha chiuso i battenti in maniera definitiva. Non è andato perduto, però, qual contributo decisivo che questi artigiani raffinati hanno dato alal crescita della fama del “made in Italy”, si direbbe oggi, in tutta Europa, offrendo lustro e riconoscimento anche ad Arezzo. La mostra è stata realizzata con il contributo fondamentale di Banca Etruria, main sponsor dell’evento.