Fortezza,viaggio nel tesoro ritrovato: straordinari spazi dietro la mostra / FOTO

Il monumento aperto tutti i giorni dal martedì alla domenica con orario 10-18: l'occasione di riscoprire una parte decisiva del centro. La sferza di Sgarbi, l'emozione dello scultore

Gli spazi interni della Fortezza

Gli spazi interni della Fortezza

Arezzo, 25 giugno 2016 - Nelle viscere della Fortezza, nelle viscere della storia aretina seguendo un percorso di grandi bronzi, tartarughe, Arione col delfino, cavalli, uomini, bambini, bozzetti di opere monumentali realizzate per le piazze più importanti d’Europa, gli obelischi dedicati ai diritti dell’uomo e della donna, il monumento alle vittime dell’olocausto con il muro del pianto fatto di facce, la maschera del don Giovanni di Mozart, dal bastione della Spina fino a quello della Ghiacciaia (mai visto finora) dove trionfa Ercole. Spicchi di cielo sopra mura possenti, archi, tunnel, nicchie tornate alla luce durante gli scavi di restauro.

Un cammino dentro la storia tra fessure e pertugi, poi si sale con l’ascensore che si spalanca sul belvedere che domina Arezzo e si rimane senza fiato. Ci voleva una mostra, gratuita, per tornare quassù, quella di Ivan Theimer, artista ceco, che ricorda continuamente la sua devozione a Piero della Francesca «mi è rimasto dentro». E’ sua la lampada obelisco in Piazza San Francesco che richiama i grandi cappelli svasati degli affreschi e che illuminerà il sagrato fino a ottobre quando chiuderà, una mostra curata da Roberto Barbetti, Francesca Sacchi Tommasi e Andrea Sbardellati con la firma di Vittorio Sgarbi, proposta da Giovanni Raspini, amico dell’artista e che l’ha interamente sponsorizzata, e fatta propria dal sindaco Ghinelli come «il più grande evento culturale del mio mandato».

Mostra che si divide fra acquarelli e olii nella Galleria comunale di Piazza San Francesco e grandi sculture in bronzo in Fortezza, presentata ieri inFraternita durante un incontro dove il noto critico d’arte ha sparato tutte le sue cartucce. L’attacco a Icastica «un festival locale, un conato, una passerella che incanta solo gli imbecilli che non vedono nulla e che è finita senza destare stupore». La critica feroce alla gestione degli affreschi «Bisogna tornare a quando non si pagava il biglietto, quando non ti rompevano con gli ingressi a gruppi, vanno tolti quei brutti totem con il nome di Piero che va verso il basso invece che sopra il portale e con ancora la vecchia sigla del Mibac».

Se la prende con la Soprintendenza: «devono andare a casa» con i funzionari presenti che si alzano e se ne vanno salvo poi rimediare e scusarsi con la Soprintendente Anna Di Bene: «Ho fatto il nome della Soprintendenza solo come ente generico, volevo denunciare un’oscenità per Arezzo che va rimediata».

Elogia l’artista Ivan Theimer: «L’unico grande artista anziano vivente che farà giustizia degli orrori precedenti, questa è l’occasione più icastica che Arezzo abbia avuto negli ultimi trent’anni e resterà nella memoria». Elogia Ghinelli e Raspini: «ormai una coppia di fatto che con opere di arte vera restituiscono agli aretini un capolavoro di architettura monumentale, la Fortezza». E omaggia la città di Piero: «O sei di Arezzo o non sei nessuno, una città al centro del mondo».

Ma critica anche il suo allestimento costringendo a spostare la lampada da «sotto la garitta» fino ai lati del portale di San Francesco in coppia con un’altra identica «come due trombettieri». Intanto Theimer confessa di veder avverato il suo sogno: «quando sono tornato a vedere gli affreschi di Piero si sono risvegliati tutti gli impulsi, tutti i ricordi, la memoria, come se mi fossi svegliato» ma si schermisce sul rilancio della Fortezza con le sue opere: «E’ difficile attivare culturalmente un luogo così potente, il respiro culturale di una città dipende dalla capacità dei propri polmoni». Ma il sindaco ci crede, ringrazia Fanfani per il lavoro fatto e guarda lontano: «Devono vederla tutti, da tutta Italia, lo scriva che la Fortezza è bellissima». Fatto.

di Silvia Bardi